I sostenitori del Sì, a cui normalmente #bastaunsì, si applicano in un esame strumentale dell’attività legislativa delle Camere per provare a sostenere che se oggi non abbiamo una legge sulla tortura, la concorrenza, la prescrizione, l’omofobia, eccetera è colpa del bicameralismo perfetto. Naturalmente non sono sfiorati neppure dall’idea di andare a vedere se queste leggi “bloccate”, secondo loro, dal fatto di dover essere approvate da due Camere, sarebbero buone o cattive. Sarebbe pretendere troppo da chi sostiene le riforme per le riforme, al grido del “cambiamento”, che ci viene urlato contro da ormai quasi tre anni (essendosi fatto un po’ vecchio, diciamo) senza avere prodotto reali benefici per i cittadini.
Ma seguiamo il loro ragionamento: il famoso “ping pong” delle leggi ha riguardato nella scorsa legislatura 90 leggi su 390 e in questa — al 30 giugno — una quarantina su 220. Quale “ping pong”?
Il fatto è che quando una maggioranza parlamentare vuole approvare una legge lo fa. Spedita. Ricordate il lodo Alfano? Approvato in un mese; il Porcellum? In meno di tre mesi; la “buona scuola” in questa legislatura è andata veloce veloce: presentata a fine marzo del 2015, nel luglio dello stesso anno era già legge.
Sono state insabbiate quelle leggi che non si vogliono chiaramente approvare. La concorrenza non è insabbiata dal bicameralismo, ma dalla protezione per i soliti pochi gruppi amici del potere, l’omofobia da un conformismo e un conservatorismo senza pari… e che questa legge sarebbe stata insabbiata al Senato era chiaro se si ascoltava il dibattito che si svolse alla Camera, dove alcuni interventi sembravano pronunciati da personaggi de “Il nome della rosa”. Il conflitto di interessi viene considerato così sconcio che non è neppure ricordato tra le leggi insabbiate, da coloro ai quali #bastaunsì.
E a questo proposito ricordiamo che la legge in materia adesso è in Senato dopo avere fatto un ping pong già interno alla Camera: dalla Commissione all’aula e dall’aula alla Commissione (ping-pong, ping-pong…). A dimostrazione di come si possa insabbiare anche in una sola Camera, se si vuole.
Ricordiamo, però, per finire — e per evitare di raccontarci storie inesistenti — che ci sono state leggi che approvate da una Camera, con la consueta fretta, casualità e approssimazione, hanno dovute essere corrette dall’altra: dal voto di scambio alla responsabilità civile dei magistrati. In questo caso cosa sarebbe accaduto senza il bicameralismo?
In ogni caso, noi non siamo, come abbiamo spiegato e rispiegato per anni ormai (dall’inizio di questa legislatura), per mantenere il bicameralismo così com’è, ma per correggerlo come realmente serve. Per migliorare il sistema e non per complicarlo e renderlo più approssimativo, minando la certezza del diritto. Per questo riteniamo che la previsione di una commissione paritetica di deputati e senatori capace di superare i rari casi di ping pong sarebbe la soluzione. Semplice e lineare. Come piace a noi. Perché raramente le cose complicate sono le migliori.