Senza destra e sinistra (si finisce tutti a destra)

Destra e sini­stra non esi­sto­no più. Alla fine, la pro­fe­zia si è avve­ra­ta, per­lo­me­no nel­lo rap­pre­sen­ta­zio­ne main­stream del­la poli­ti­ca ita­lia­na. E ave­va ragio­ne chi dice­va che soste­ne­re che destra e sini­stra fos­se­ro scom­par­se faces­se il gio­co del­la destra e lo fos­se, addi­rit­tu­ra, di destra.

Oggi lo rimar­ca Dario Nar­del­la, ren­zia­niss­mo – ma sareb­be meglio dire demo­cra­ti­cis­si­mo, da inten­der­si come espo­nen­te del Par­ti­to demo­cra­ti­co – sin­da­co di Firenze.

Sin­da­co Nar­del­la, oggi a Firen­ze comin­cia la Leo­pol­da, men­tre la mino­ran­za si riu­ni­sce a Roma. Che cos’è oggi il Pd? E anco­ra un par­ti­to di sinistra?

«Deve esse­re un par­ti­to capa­ce di par­la­re a tut­ti gli ita­lia­ni, supe­ran­do i vec­chi para­dig­mi dei par­ti­ti del seco­lo scor­so. Lo sche­ma del­la con­trap­po­si­zio­ne tra destra e sini­stra non è più suf­fi­cien­te a leg­ge­re il nostro tem­po. Dob­bia­mo costrui­re un’alternativa del tut­to nuova».

Ma que­sto è il Par­ti­to del­la nazio­ne. O il Par­ti­to del pre­mier, se preferisce.

«Non mi appas­sio­na­no i nomi. Ma la for­mu­la è quel­la. L’importante è che sia un par­ti­to lega­to alla dimen­sio­ne del gover­no, non del­la lot­ta. Vici­no ai ter­ri­to­ri, in modo da susci­ta­re nuo­ve for­me di par­te­ci­pa­zio­ne. E con un lea­der forte».

Non è un caso che sia sta­to pro­prio un sin­da­co a rila­scia­re que­ste dichia­ra­zio­ni. Così come non è un caso che la pro­pa­gan­da del Par­ti­to del­la nazio­ne sia con­cen­tra­ta inte­ra­men­te nel­la cri­ti­ca all’amministrazione del­la cit­tà di Livor­no. Non è un caso, per­ché le ammi­ni­stra­ti­ve si avvi­ci­na­no, e il «der­by tra pau­ra e spe­ran­za» (vedi Euro­pee 2014) pare si stia rove­scian­do addos­so a chi lo ha inven­ta­to, il qua­le non tro­va altra solu­zio­ne che stres­sar­lo sem­pre di più, insi­sten­do sul­lo sche­ma “oltre il Par­ti­to del­la nazio­ne ci sono urla e dolo­re e pian­to”. Uno sche­ma che con­trap­po­ne le for­ze del­la “respon­sa­bi­li­tà” — che sareb­be­ro quel­le del­le lar­ghe inte­se vita natu­ral duran­te, del­le for­ze respon­sa­bi­lis­si­me, ma del­la situa­zio­ne poli­ti­ca e socia­le ita­lia­na degli ulti­mi ven­ti anni e più — alle for­ze “anti-siste­ma”, in un gio­co il cui risul­ta­to è la con­ser­va­zio­ne e l’annullamento del­la spin­ta al cam­bia­men­to e all’uguaglianza.

Ecco per­ché destra e sini­stra non esi­sto­no più ai pia­ni alti del­la poli­ti­ca. Per­ché sono sta­te nega­te nel­la reto­ri­ca poli­ti­ca e nel­la pro­pa­gan­da, per­ché ha fat­to como­do a tut­ti i mag­gio­ri interpreti.

For­tu­na­ta­men­te, ci sono un sac­co di per­so­ne «che non con­ta­no, e inve­ce con­ta­no» là fuo­ri, e che al cam­bia­men­to e all’uguaglianza ci cre­do­no anco­ra. E che non si ras­se­gna­no, soprat­tut­to.

Un’ap­pel­lo alla cau­te­la, per con­clu­de­re. Per­ché sen­za destra né sini­stra si rischia di fini­re sot­to, come vuo­le lo Sta­to Sociale.

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