Tutti i guai causati dello spreco alimentare

Oggi è la Giornata di Prevenzione dello Spreco Alimentare, un fenomeno che ha impatti tangibili sulla vita di tutte e di tutti. I primi a farsene carico sono le fasce più deboli della popolazione: quando si butta via cibo, si toglie la possibilità di redistribuirlo, privando così i più bisognosi dell’accesso alle risorse basilari per il proprio sostentamento.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Oggi è la Gior­na­ta di Pre­ven­zio­ne del­lo Spre­co Ali­men­ta­re, un feno­me­no che ha impat­ti tan­gi­bi­li sul­la vita di tut­te e di tut­ti. I pri­mi a far­se­ne cari­co sono le fasce più debo­li del­la popo­la­zio­ne: quan­do si but­ta via cibo, si toglie la pos­si­bi­li­tà di redi­stri­buir­lo, pri­van­do così i più biso­gno­si dell’accesso alle risor­se basi­la­ri per il pro­prio sostentamento.

Allo stes­so modo, le ecce­den­ze che ven­go­no cesti­na­te devo­no poi esse­re smal­ti­te, gene­ran­do impat­ti nega­ti­vi sull’ambiente, sul cli­ma e, di con­se­guen­za, sul­la collettività.

E i nume­ri non sono inco­rag­gian­ti: ogni anno in Ita­lia si spre­ca cibo per l’equivalente di 15 miliar­di di euro. Di que­sti, i 4/5 deri­va­no dal solo spre­co al livel­lo domestico.

Sono mol­te le ini­zia­ti­ve di denun­cia che nasco­no intor­no a que­sta tema­ti­ca, poche quel­le che pun­ta­no a solu­zio­ni effi­ca­ci. Stu­pi­sce quin­di che la nor­ma­ti­va vigen­te sul recu­pe­ro del­le ecce­den­ze ali­men­ta­ri (Leg­ge n. 166 del 19/08/2016) si occu­pi sol­tan­to del­le dona­zio­ni deri­van­ti dal­lo spre­co di filie­ra, quan­do l’80% del sur­plus pro­vie­ne dal­le pat­tu­mie­re del­le nostre case, limi­tan­do così anche l’iniziativa dei più volenterosi.

La pro­po­sta che Pos­si­bi­le por­ta avan­ti da alcu­ni anni sui Fri­go­ri­fe­ri Soli­da­li di Quar­tie­re ha esat­ta­men­te que­sto sco­po: attrez­za­re spa­zi con scaf­fa­li e refri­ge­ra­to­ri (se il Comu­ne met­tes­se a dispo­si­zio­ne que­sti loca­li, sareb­be favo­ri­to anche il recu­pe­ro del patri­mo­nio pub­bli­co inu­ti­liz­za­to, ma que­sto è un discor­so trop­po ampio per esse­re rin­chiu­so in una paren­te­si) per la rac­col­ta del­le ecce­den­ze ali­men­ta­ri pro­ve­nien­ti da pri­va­ti cit­ta­di­ni e atti­vi­tà com­mer­cia­li, dove chi ha biso­gno può “fare la spe­sa” a tito­lo gra­tui­to. Un sem­pli­ce incon­tro di doman­da e offer­ta di cibo altri­men­ti spre­ca­to, che resti­tui­sca digni­tà ai più biso­gno­si e mini­miz­zi le ester­na­li­tà nega­ti­ve del­lo spreco.

È neces­sa­rio dun­que allar­ga­re la leg­ge ad indi­vi­dui e fami­glie, in modo da poter recu­pe­ra­re quan­to più cibo edi­bi­le pos­si­bi­le, per attua­re rea­li poli­ti­che redi­stri­bu­ti­ve e misu­re tan­gi­bi­li di pro­te­zio­ne sociale.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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