Tutti senza wifi: una metafora politica

Il 12 gennaio, il Piccolo, il giornale di Trieste, usciva con questo titolo: “Lega contro la wifi gratis sui bus: «Attira gli immigrati»”, annunciando la discussione, avvenuta nella stessa giornata, di una mozione, firmata da tutti i consiglieri leghisti, con cui si chiede al Comune e all'azienda del trasporto pubblico di sospendere l'attivazione della rete wifi nei bus cittadini. Lo scopo dichiarato della mozione è impedire ai richiedenti asilo e alle persone migranti di poter usufruire di un servizio pubblico, colpendo implicitamente tutta la comunità.

Il 12 gen­na­io, il Pic­co­lo, il gior­na­le di Trie­ste, usci­va con que­sto tito­lo: “Lega con­tro la wifi gra­tis sui bus: «Atti­ra gli immi­gra­ti»”, annun­cian­do la discus­sio­ne, avve­nu­ta nel­la stes­sa gior­na­ta, di una mozio­ne, fir­ma­ta da tut­ti i con­si­glie­ri leghi­sti, con cui si chie­de al Comu­ne e all’a­zien­da del tra­spor­to pub­bli­co di sospen­de­re l’at­ti­va­zio­ne del­la rete wifi nei bus cit­ta­di­ni. Lo sco­po dichia­ra­to del­la mozio­ne è impe­di­re ai richie­den­ti asi­lo e alle per­so­ne migran­ti di poter usu­frui­re di un ser­vi­zio pub­bli­co, col­pen­do impli­ci­ta­men­te tut­ta la comu­ni­tà.

La Lega Nord trie­sti­na non è l’u­ni­ca a pro­por­re la disat­ti­va­zio­ne del­le reti wifi pub­bli­che in Friu­li Vene­zia Giu­lia. Por­de­no­ne, gover­na­ta dal cen­tro­de­stra, adot­ta­va la mede­si­ma misu­ra già nel luglio del 2016, per impe­di­re ai richie­den­ti asi­lo di rima­ne­re col­le­ga­ti in con­tem­po­ra­nea e evi­ta­re che si for­mi­no assem­bra­men­ti di per­so­ne che usa­no il segna­le gra­tui­to per comu­ni­ca­re con i pae­si d’origine. Il  prov­ve­di­men­to è sta­to sostan­zial­men­te imi­ta­to dal pri­mo cit­ta­di­no di Udi­ne, Furio Hon­sell, espo­nen­te del cen­tro­si­ni­stra regio­na­le. Sono misu­re che inten­do­no difen­de­re una cer­ta idea di deco­ro pubblico.

Trie­ste è l’esem­pio para­dig­ma­ti­co di que­sta osses­sio­ne per il deco­ro. L’am­mi­ni­stra­zio­ne si è fat­ta pro­mo­tri­ce di nume­ro­se ini­zia­ti­ve ana­lo­ghe all’or­di­nan­za “anti-wifi”. Nel luglio 2016, ad esem­pio, di fron­te all’au­men­to del feno­me­no dei sen­za­tet­to in cit­tà, il vice­sin­da­co leghi­sta fir­ma­va un’or­di­nan­za “anti-bivac­co”, poi boc­cia­ta dal Tar regio­na­le, con cui inten­de­va non sol­tan­to impe­di­re alle per­so­ne di cori­car­si all’aria aper­ta, ma ordi­na­va che gia­ci­gli, sca­to­lo­ni, car­rel­li, coper­te e le poche cose che que­ste per­so­ne pos­sie­do­no venis­se­ro rimos­se e get­ta­te nel­la spaz­za­tu­ra. L’ordinanza, cru­de­le e inef­fi­ca­ce, veni­va giu­sti­fi­ca­ta per impe­di­re l’alterazione del deco­ro urba­no.

Se leg­gia­mo atten­ta­men­te que­ste vicen­de, la nozio­ne di deco­ro urba­no è pre­sen­te in tut­te que­ste ordi­nan­ze, volu­te da sin­da­ci-sce­rif­fo di destra e di sini­stra, che san­zio­na­no le con­dot­te o anche solo modi di esse­re a pre­scin­de­re dal fat­to che que­ste pro­du­ca­no fat­ti­spe­cie di rea­to. Lo dimo­stra le cate­go­rie dei sog­get­ti ai qua­li si rivol­ge la reto­ri­ca del “deco­ro urba­no”: richie­den­ti asi­lo che cer­ca­no di comu­ni­ca­re con i paren­ti rima­sti nei loro pae­si d’o­ri­gi­ne, “noma­di”, men­di­can­ti, gio­va­ni “dedi­ti al bivacco”. 

L’or­di­nan­za “anti-wifi” può esse­re let­ta come una meta­fo­ra: è rap­pre­sen­ta­ti­va di tut­te quel­le poli­ti­che che non risol­vo­no i feno­me­ni che dico­no di voler com­bat­te­re, ma, col­pen­do per­so­ne debo­li per­ché già stig­ma­tiz­za­te, li aggra­va­no. Non solo: vie­ne dan­neg­gia­ta l’in­te­ra comu­ni­tà. Nel caso con­cre­to, tut­ti noi, migran­ti e ita­lia­ni, per­dia­mo il dirit­to di usu­frui­re di un ser­vi­zio pub­bli­co come la rete wifi. Ma il costo di que­ste misu­re ammi­ni­stra­ti­ve è più alto: impli­ci­ta­men­te o espli­ci­ta­men­te, coscien­te­men­te o meno, pro­du­co­no dif­fi­den­za, pau­ra, crea­no una distan­za, ghet­ti dove c’è chi appar­tie­ne a pie­no tito­lo alla comu­ni­tà e chi ne vie­ne mar­gi­na­liz­za­to, cac­cia­to.

Fede­ri­co Buttò

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.