C’è qualcosa di romantico nel recente scambio epistolare tra esponenti del PD. Romantico al contrario, però. Come per Jacopo Ortis, le ultime lettere dei democratici preconizzano la fine per mano propria di chi scrive. Il suicidio.
Ma mentre l’eroe foscoliano giunge all’estrema decisione per aver raggiunto la consapevolezza che la vita ha senso solamente se si riescono a perseguire fino in fondo i propri ideali politici e le proprie passioni, gli antieroi del “più grande partito della sinistra italiana” si dirigono verso l’autodistruzione per i motivi esattamente opposti.
Il primo è che non hanno consapevolezza praticamente di niente, l’altro è che il frutto dell’incontro tra le “migliori tradizioni progressiste e riformiste del Paese” ha vissuto gli ultimi tempi rinnegando in ogni modo i propri ideali e sopendo ogni possibile passione. La vera presa di coscienza quindi gli è preclusa, perché non è facile ammettere con se stessi che quello che doveva essere un sogno collettivo di uguaglianza, modernità e riformismo è diventato niente di più di una somma di gruppetti che si scontrano per un potere che hanno ormai irrimediabilmente perso.
La parte più dolorosa di tutto ciò è che, mentre si scrivono e scrivendo si descrivono, i dirigenti del PD tengono in ostaggio un venti percento di elettori Italiani di sinistra, che vivono nell’attesa che il loro partito diventi quello che sperano. Una speranza legittima, come quella di tutti i cari di un malato terminale. A conferma del fatto che ogni speranza di riscossa è ormai vana, c’è che il PD, quando non parla di sé a se stesso, si rivolge perlopiù ai delusi. I delusi dai cinque stelle, i delusi dalla politica, per qualcuno anche i delusi della lega, senza contare che molti di questi elettori votano per altri partiti perché già abbondantemente delusi proprio dal PD.
“Illusioni!” gridava il filosofo per il povero Ortis, “delusioni…” dice sommessamente il candidato democratico di turno. Tra le righe di queste ultime lettere si intravedono scissioni e gemmazioni, all’orizzonte ci sono nuovi partiti dagli orizzonti piuttosto ristretti e intanto tutto intorno succede quel che succede. È roba molto brutta e pericolosa che ci sta travolgendo e non si fermerà finché non celebreremo in fretta l’ultimo saluto a quel che è stato, magari sui Colli Euganei, e diventeremo capaci di contrapporre ideali, passioni e anche illusioni.