Da dieci anni la Regione Umbria aspetta una legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Martedì 28 marzo è atteso l’ultimo passaggio in aula della legge e l’associazione Omphalos LGBTI di Perugia ha lanciato una campagna social perché su questa data importante non cali il silenzio, ma al contrario diventi un’occasione di allargare il discorso e riaccendere la discussione sulla legge contro l’omotransfobia che manca al paese. Le foto con l’hashtag #TempoDiLegge e la cornice di Facebook dedicata sono diventate virali e siamo orgogliosi di aver aderito come Possibile con i nostri e le nostre rappresentati e militanti.
Oggi la battaglia è della Regione Umbria, ma la questione è nazionale. Ribadiamo che c’è bisogno di una legge, legge che potrebbe essere, come si ipotizza da tempo (troppo tempo), un’estensione della Legge Mancino. Legge che punisce chi “diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Se al centro della legge deve esserci la persona, come è al centro della nostra Costituzione, non possono essere tollerate manifestazioni di odio e discriminazioni, cioè il prevalere della superiorità di una categoria di persone rispetto ad altre. Un punto fermo da tenere presente in più di un’occasione, e che si richiama direttamente all’articolo 3 della Costituzione. L’estensione della legge Mancino anche alle discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere recepirebbe anche le indicazioni dell’Unione Europea a partire dal principio di non discriminazione del 1997 e dalla risoluzione del 2006 che invita “con insistenza” gli Stati membri a prendere provvedimenti in proposito.
Il nostro Paese ha estremo bisogno di una legge contro i reati a sfondo omotransfobico, considerati anche i dati provenienti dalle indagini annuali svolte da ILGA Europe (la divisione europea dell’associazione internazionale e transnazionale che unisce le maggiori associazioni del panorama LGBTQI*) che posizionano l’Italia tra le ultime realtà del vecchio continente: secondo il lavoro pubblicato lo scorso maggio 2016 (da aggiornare con l’approvazione della norma sulle unioni civili) la copertura in termini di diritti e tutele si attesta ad un misero 20%. Peggio di noi Kosovo e Macedonia, alcuni paesi dell’Est come Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Lituania e Lettonia e, chiaramente, i fanalini di coda Turchia, Russia, Armenia e Azerbaijan.
Serve una legge seria di contrasto all’omotransfobia, che non offra alibi o scuse per nessuno come invece erano presenti nel testo licenziato dalla Camera dei Deputati e dimenticato al Senato — un disegno di legge che non riteniamo all’altezza del contrasto a tali fenomeni, in quanto appare evidente come quel documento rappresenti un ennesimo compromesso al ribasso su questi temi che non possiamo avallare e accettare. L’omofobia e la transfobia, come in generale ogni forma di discriminazione, non sono opinioni e oggi, ancora purtroppo, di omotransfobia si muore. Riteniamo che la legge vada superata, avendo il coraggio e la libertà di superare tatticismi e ripensamenti legislativi così come è avvenuto in questi anni per rispondere pienamente agli indirizzi comunitari ed internazionali che abbiamo per troppo tempo disatteso.
Sul tema dei diritti, delle libertà e del contrasto alle discriminazioni vogliamo lanciare un segnale chiaro di discontinuità con i governi e le maggioranze parlamentari degli ultimi anni. Per questo vogliamo scrivere un progetto di Governo ambizioso e condiviso e vogliamo farlo insieme a tutti coloro che vorranno accompagnarci in questo percorso, in primis le associazioni che rappresentano il movimento e la comunità LGBTQI*. Un percorso che è già iniziato con la Costituente delle Idee e che continuerà anche nei prossimi mesi in giro per l’Italia.
Se volete partecipare non esitate a contattarci: lgbt@possibile.com
Gianmarco Capogna
Francesca Druetti