«Pippo, Pippo: ma chi sono i famosi 101?». «Civati, ma lei lo sa chi sono i 101 e non ce lo vuole dire, o non ne ha proprio idea?». «Civati, ma sono stati sempre i 101 a non votare Marini?». Lunedì 23 settembre, Casatenovo, Lecco. Come sempre, al termine del dibattito si forma un capannello di persone attorno a Giuseppe Civati. Tutti attorno, a chiedere spiegazioni, a cercare una speranza al termine di un’estate e dopo una primavera che hanno cancellato tante certezze. A chi vi racconta che la questione dei 101 e del tradimento di Prodi non interessano a nessuno, a chi vi dice che parlare della (ri)elezione di Napolitano e della (ri)nascita delle larghe intese è solo una tattica per costruirsi una carriera, non credete. Credete ai militanti, agli elettori, ai volontari delle Feste democratiche che la sera, a fuochi spenti ma con ancora il grembiule addosso e le friggitrici da svuotare, vogliono avere delle spiegazioni.
Insieme a Giuseppe Civati ci sono gli onorevoli lecchesi Gian Mario Fragomeli e Veronica Tentori. Quest’ultima scalda subito la numerosa platea, chiudendo il suo intervento dichiarando la sua scelta: «sosterrò Giuseppe Civati, perché in lui riconoscono tre valori: coraggio, chiarezza e coerenza».
Coraggio, chiarezza e coerenza ci dicono che come cittadini ed elettori di un Partito dobbiamo rifiutare qualsiasi patto che preveda un’esclusione dal Congresso di tutto ciò che concerne le larghe intese. Dobbiamo poter scegliere se vogliamo un Segretario che continuerà a non vedere alternative a questo Governo, un Segretario che sul Governo non riesce a dire parole chiare perché vorrebbe essere lui a guidarlo, o un Segretario che riconosce la fragilità dell’attuale schema governativo, e che perciò vuole definirlo meglio — nei tempi e nei modi — per poi tornare al voto non appena possibile. Solo così avremo quel che ci meritiamo: un Congresso vero, che ci dia la possibilità di compiere delle scelte politiche, e di cambiare.