Un mare di illegalità, tutto nostrum

Sono gior­ni, que­sti, in cui ine­vi­ta­bil­men­te mol­ti di noi han­no gli occhi rivol­ti al mare. Chi fisi­ca­men­te, per una vacan­za o per un momen­to di relax sul­la spiag­gia, chi figu­ra­ti­va­men­te, per il sus­se­guir­si del­le pole­mi­che sul­la que­stio­ne dei migran­ti che si rin­cor­ro­no tut­ti i gior­ni su ogni mez­zo di comunicazione.

In entram­bi i casi, for­se sareb­be il caso di guar­da­re con altri occhi al nostro mare e a quan­to avvie­ne sul­le sue spon­de.

È sta­to pub­bli­ca­to pro­prio oggi, infat­ti, il bilan­cio fina­le dell’annuale viag­gio di Golet­ta Ver­de, il pro­get­to di Legam­bien­te che da anni moni­to­ra lo sta­to dell’inquinamento del nostro mare.

I dati ripor­ta­ti, anco­ra una vol­ta, sono tutt’altro che inco­rag­gian­ti: su 260 pun­ti cam­pio­na­ti lun­go tut­to il lito­ra­le ita­lia­no, sono 105 – pari al 40% — i cam­pio­ni di acqua ana­liz­za­ta risul­ta­ti inqui­na­ti con cari­che bat­te­ri­che al di sopra dei limi­ti di leg­ge. Dei 105 cam­pio­ni di acqua risul­ta­ti con cari­che bat­te­ri­che ele­va­te, ben 86 (ovve­ro l’82%) risul­ta­no «for­te­men­te inqui­na­ti», cioè con valo­ri pari alme­no al dop­pio dei limi­ti pre­vi­sti per legge .

Un dato che sareb­be da defi­ni­re allar­man­te, non fos­se che si disco­sta ben poco da quel­lo rive­la­to già negli anni scorsi.

In bar­ba alle diret­ti­ve euro­pee (appro­va­te ben 26 anni fa) sul­la depu­ra­zio­ne del­le acque, infat­ti, l’Italia ne trat­ta in manie­ra con­for­me solo il 41%, con­tro una media euro­pea del 69. Le acque di una cifra para­go­na­bi­le a oltre mez­zo milio­ne di ita­lia­ni non godo­no di alcun tipo di trat­ta­men­to depu­ra­ti­vo.

Se anche voles­si­mo infi­schiar­ce­ne del dan­no che que­sto cau­sa in ter­mi­ni di salu­te del­la popo­la­zio­ne, for­se dovrem­mo alme­no pre­sta­re atten­zio­ne a quan­to que­sto ci costa, spe­cie in tem­pi in cui non si fa che par­la­re di ciò che pos­sia­mo e non pos­sia­mo permetterci.

Sen­za nean­che affron­ta­re i costi sani­ta­ri di que­sto inqui­na­men­to, infat­ti, ci dovreb­be basta­re tene­re a men­te due cifre: 62,7 milio­ni di euro di mul­ta che dob­bia­mo paga­re una tan­tum per l’infrazione del­le rego­le comu­ni­ta­rie, più 347mila euro che dovre­mo aggiun­ge­re per ogni gior­no sino a che non avre­mo sana­to le irre­go­la­ri­tà. Sol­di che potrem­mo inve­sti­re altri­men­ti, ma che pre­fe­ria­mo but­ta­re a mare, a quan­to pare.

Se sia­mo a cac­cia di ille­ga­li­tà per mare, se sia­mo a cac­cia di sol­di but­ta­ti che non pos­sia­mo per­met­ter­ci, se sia­mo a cac­cia del nero che non voglia­mo più vede­re sul­le nostre spiag­ge, for­se è a que­sto che dovrem­mo rivol­ge­re lo sguardo.

For­se non abbia­mo che da guar­dar­ci in faccia.

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