Quando fondammo Possibile, dissi che andava immediatamente concepito come «Possible», già in traduzione, come ‘sezione’ di una necessaria internazionale progressista. Contro le disuguaglianze, per affrontare la grande transizione matrioska nella quale le questioni globali sono una dentro l’altra — i cambiamenti climatici, le migrazioni, le concentrazioni economiche e le disuguaglianze, appunto, che ne conseguono.
Non possiamo non cogliere nell’appello di Bernie Sanders un’esigenza fondamentale, per noi, alla luce anche del risorgere della violenta scorciatoia dei nazionalismi e di forme autoritarie sempre più diffuse.
Una questione che interroga le politiche di ciascun paese e che chiede all’Europa — disperatamente — di ritornare ad essere il luogo della politica e della democrazia. La «multinazionale dei diritti», la multinazionale dei molti, come abbiamo sempre detto, che si contrappone a quelle dell’interesse economico di pochi, pochissimi, che decidono per tutti e condizionano la nostra vita personale e collettiva e che definiscono i rapporti di forza e di potere. Mentre tutto in Italia si perde nei soliti politicismi, questa è finalmente una linea politica alla quale partecipare e aderire, costruendo relazioni con tutti coloro che vogliono condividerla, al di là dei confini, al di là dei limiti di ciascuno.
Un nuovo asse autoritario richiede un fronte progressista internazionale
È in corso una sfida globale che porta con sé enormi conseguenze. Nientemeno che il futuro del pianeta — economicamente, socialmente e ambientalmente — è a rischio.
In un’epoca di enormi disparità di ricchezze e redditi, mentre l’1% più ricco possiede più ricchezza del 99% più povero, vediamo il sorgere di un asse autoritario.
Se questi regimi possono essere diversi tra loro sotto alcuni aspetti, condividono alcune caratteristiche chiave: ostilità verso le norme democratiche, antagonismo verso la stampa libera, intolleranza per le minoranze etniche e religiose, la convinzione che il governo debba servire i loro egoistici interessi finanziari. Questi leader sono anche strettamente connessi a un network di oligarchi multimiliardari che vedono il mondo come il loro campo giochi economico.
Quelli tra noi che credono nella democrazia, che credono che un governo debba rispondere al suo popolo, devono capire la portata di questa sfida, se vogliamo effettivamente affrontarla.
Ormai dovrebbe essere chiaro che Donald Trump e il movimento di destra che lo supporta non sono un fenomeno isolato degli Stati Uniti. In tutto il mondo, in Europa, in Russia, nel Medio Oriente, in Asia e altrove vediamo movimenti guidati da demagoghi che sfruttano le paure, i pregiudizi e le rivendicazioni della gente per raggiungere e mantenere il potere.
Questo trend non è certo cominciato con Trump, ma non c’è dubbio che i leader autoritari del mondo abbiano tratto ispirazione dal fatto che la guida della più vecchia e potente democrazia sembri deliziarsi nel distruggere le norme democratiche.
Tre anni fa, chi avrebbe immaginato che gli Stati Uniti sarebbero rimasti neutrali tra il Canada, il nostro democratico vicino e secondo partner commerciale, e l’Arabia Saudita, uno stato monarchico e clientelare che tratta le donne come cittadini di terza classe? È anche difficile immaginare che il governo di Netanyhau in Israele avrebbe approvato la recente “nation state law”, che essenzialmente ratifica la seconda classe in cui vengono relegati i suoi cittadini non ebrei, se Benjamin Netanyhau non avesse avuto l’appoggio di Trump.
Tutto questo non è propriamente un segreto. Mentre gli Stati Uniti si allontanano sempre più dai loro alleati democratici, l’ambasciatore statunitense in Germania ha recentemente chiarito che l’amministrazione di Trump appoggia i partiti di estrema destra in Europa.
Oltre all’ostilità di Trump per le istituzioni democratiche, abbiamo un presidente miliardario che, cosa senza precedenti, ha platealmente inserito i suoi interessi economici, e quelli dei suoi compagni di merende, nelle politiche di governo.
Altri stati autoritari sono in uno stadio molto più avanzato di questo processo cleptocratico. In Russia è impossibile stabilire dove finiscano le decisioni del governo e dove inizino gli interessi di Putin e del suo circolo di oligarchi. Lavorano come una cosa sola. Allo stesso modo, in Arabia Saudita non c’è alcun dibattito sulla separazione perché le risorse naturali dello stato, che valgono migliaia di miliardi di dollari, appartengono alla famiglia reale saudita. In Ungheria, il leader autoritario di estrema destra Viktor Orbán è apertamente alleato di Putin e della Russia. In Cina un cerchio magico guidato da Xi Jinping ha consolidato fermamente il proprio potere, tenendo il cappio alle libertà democratiche del paese da un lato e promuovendo un capitalismo autoritario e aggressivo verso l’estero dall’altro.
Dobbiamo comprendere che questi regimi autoritari sono parte di un fronte comune. Sono a stretto contatto l’uno con l’altro, condividono le tattiche e, nel caso dei movimenti europei ed americani, condividono persino alcuni dei loro fondatori. La famiglia Mercer, ad esempio, finanziatrice della famigerata Cambridge Analytica, è stata tra i più importanti supporter di Trump e di Breibart News, che operano in Europa, Stati Uniti, e Israele per portare avanti le stesse politiche anti-immigrati e anti-musulmani. Il mega-finanziatore Sheldon Adelson dona generosamente ai movimenti di estrema destra sia negli Stati Uniti che in Israele, promuovendo un’agenda comune di intolleranza e di illiberalismo in entrambi i paesi.
La verità, comunque, è che per opporsi all’autoritarismo di destra non possiamo semplicemente tornare al fallimentare status quo degli ultimi decenni. Oggi, negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo, le persone lavorano con orari più duri a fronte di salari stagnanti, e temono che i loro figli avranno una qualità della vita peggiore della loro.
Il nostro compito è di lottare per un futuro in cui le nuove tecnologie e l’innovazione siano al servizio di tutte le persone, non solo dei pochi. Non è accettabile che l’1% più ricco del mondo possieda metà delle ricchezze del pianeta, mentre il 70% più povero della classe lavoratrice possieda solo il 2,7% della ricchezza mondiale.
I governi del mondo devono lavorare assieme per porre fine all’assurdità delle ricche multinazionali che nascondono oltre 21 triliardi di dollari nei paradisi fiscali per evitare di pagare la loro giusta quota di tasse, mentre chiedono che i loro rispettivi governi impongano politiche di austerità ai lavoratori e alle loro famiglie.
Non è accettabile che l’industria dei carburanti fossili continui a trarre enormi profitti mentre le emissioni di carbonio distruggono il pianeta per i nostri figli e nipoti.
Non è accettabile che le politiche commerciali beneficino le grandi multinazionali e incoraggino una corsa al ribasso che danneggia le classi lavoratrici di tutto il mondo senza che l’opinione pubblica lo veda.
Non è accettabile che, con la Guerra Fredda ormai da lungo tempo alle nostre spalle, i paesi del mondo spendano oltre un trillando di dollari all’anno in armi di distruzione, mentre milioni di bambini muoiono di malattie facilmente curabili.
Per combattere efficacemente il sorgere dell’asse internazionale autoritario, abbiamo bisogno di un movimento progressista internazionale che si mobiliti su una visione condivisa di prosperità, sicurezza e dignità per tutte le persone, e che affronti le enormi disuguaglianze che esistono non solo nella ricchezza, ma nel potere politico.
Un tale movimento deve essere disposto a pensare creativamente e audacemente al tipo di mondo che vogliamo vedere. Mentre l’asse autoritario è determinato ad abbattere un ordine mondiale post-Seconda Guerra Mondiale che vede come una limitazione al proprio accesso al potere e alla ricchezza, difendere semplicemente quell’ordine per com’è oggi non è sufficiente, per noi.
Dobbiamo guardare con onestà a come quel sistema abbia fallito nel mantenere molte delle sue promesse, e a come la destra autoritaria abbia prontamente sfruttato quei fallimenti per costruire consenso verso la propria agenda. Dobbiamo cogliere l’opportunità per ripensare un ordine mondiale genuinamente progressista, basato sulla solidarietà umana, un ordine che riconosca che ogni persona su questo pianeta condivide un’umanità comune, che tutti vogliamo che i nostri figli crescano sani, che abbiano una buona istruzione, lavori decenti, che possano bere acqua pulita, respirare aria pulita, e vivere in pace.
Il nostro lavoro è quello di rivolgerci a quanti in ogni angolo del mondo condividono questi valori, e che lottano per un mondo migliore.
In un’epoca di enormi ricchezze e innovazioni tecnologiche, abbiamo la possibilità di creare una vita decente per tutte e tutti. Il nostro compito è partire dalla nostra comune umanità e fare quanto in nostro potere per opporci a tutte le forze, che siano politiche o economiche, che tentano di dividerci e aizzarci gli uni contro gli altri. Sappiamo che queste forze lavorano insieme travalicando i propri confini. Dobbiamo fare lo stesso.
Bernie Sanders