“La Ciociaria è terra di mafie” dichiara il Sindaco di Ceprano, Marco Galli, da sempre in prima linea contro la criminalità organizzata come ispettore di Polizia, nel corso di “Criminalità organizzata, strumenti di contrasto in Ciociaria”, l’iniziativa messa in campo dai Comitati di Possibile della provincia di Frosinone proprio nella biblioteca comunale della Ferentino dei Bingo e, forse (lo diranno le indagini), anche dell’Area Disco incendiati.
Coordinati da Armando Mirabella, portavoce del Comitato Possibile “P.P. Pasolini”, oltre quello di Galli ci sono stati gli interventi di Walter Bianchi, referente provinciale di Libera- Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Arturo Gnesi, Sindaco di Pastena, e candidato di Possibile al Consiglio Provinciale nella lista “A Difesa del territorio” e Marco Maddalena, capogruppo in consiglio comunale a Ferentino di Sinistra Italiana.
Gremitissima la sala, oltre che di semplici cittadini, anche di esponenti di diversi partiti (la consigliera regionale di SI Daniela Bianchi, rappresentanti del PSI, PCI) e di associazioni (CittadinanzAttiva, Oltre L’Occidente, Famiglia Futura…).
Mirabella nella introduzione ha spiegato come: “Possibile non è una associazione culturale qui per un dibattito. Siamo una forza di governo che vuole fare una proposta culturale, politica e quindi amministrativa. Sappiamo che la criminalità è forte dove la politica è debole. Ma su questo tema da noi si registra un inquietante silenzio di tutte le altre forze politiche, anche dopo i recentissimi episodi. Ma la criminalità è forte anche dove i cittadini hanno la percezione di non contare nulla e per questo sono quasi costretti a legittimare il familismo, il clientelismo, l’evasione, cause ed effetti dell’allentamento della tenuta del tessuto sociale”. Walter Bianchi è entrato subito nel vivo: “Usura, estorsione, gioco d’azzardo, traffico di droga ma anche gestione dell’accoglienza: quando ci sono possibilità di business possono verificarsi infiltrazioni di criminalità organizzata”. “I cittadini e le istituzioni– ha proseguito Bianchi – debbono dare un segnale di ripresa del territorio: monitoriamo i beni confiscati, a partire da quelli tutt’ora abbandonati qui a Ferentino”. E questa è già la prima proposta concreta.
Secondo Arturo Gnesi: “La mafia non è una moda, la mafia resta. Quella del Lazio è la quinta in Italia e noi spesso non la conosciamo, non ne conosciamo la cultura. Serve formarsi sul tema. Non è più rinviabile la necessità di conoscere e capire come la criminalità organizzata entra dentro le istituzioni: va in questo senso la mia proposta di istituire in provincia un organismo permanente sul tema”. Ed è questa la seconda proposta della serata.
Marco Galli ha inquadrato il contesto: “La presenza delle mafie in provincia non è episodica. Negli anni ’70 Raffaele Cutolo, il boss più potente del mondo, a Fiuggi era in condizioni di incontrare esponenti di spicco della Banda della Magliana perché lì aveva una rete che lo proteggeva. D’altronde in Ciociaria i casalesi nascondevano i latitanti e riciclavano danaro. Nel 1994 e nel 2004 le forze di polizia neutralizzano tentativi di aprire banche che dovevano pulire soldi. Secondo la Guardia di finanza la criminalità organizzata in Ciociaria è così radicata e storicizzata che non è più perseguibile col 416-bis, ma con gli strumenti del contrasto tributario. D’altronde i milioni di euro già confiscati sono di più dei miliardi di lire dell’intero processo Spartacus. Cassino, Sora e Frosinone poi sono stati teatro di manifestazioni e operazioni che hanno evidenziato la presenza di criminalità organizzata locale”. Cosa fare? “Intanto – risponde Galli — un Osservatorio provinciale sulla criminalità che analizzi ed elabori documenti sulla attività degli organismi preposti al contrasto, faccia analisi e rapporti sulla presenza di organizzazioni, avvalendosi anche del contributo di studiosi ed esperti”. Questa la terza proposta uscita dalla serata. La quarta riguarda i comuni: “l’adozione – riprendono Galli e Bianchi — della Carta di Avviso Pubblico redatta da Libera. Un documento che impegna i comuni alla trasparenza degli interessi finanziari, personali, del finanziamento dell’attività politica; scelte pubbliche e meritocratiche per le nomine interne ed esterne alle amministrazioni; fino all’obbligo a rinunciare alla prescrizione o a quello di dimissioni in caso di rinvio a giudizio per reati come mafia e corruzione”.
Nell’ultimo intervento Marco Maddalena, che nel più recente consiglio comunale di Ferentino ha affrontato la questione dell’Area Disco, ha sottolineato come “storicamente tanti sono i casi sospetti di opere pubbliche anche qui a Ferentino. Altro tema di questo territorio è quello delle ecomafie. L’interramento dei rifiuti tossici ci sta uccidendo”. Legata a questo tema c’è quello degli appalti al ribasso. “Chi – si chiede Maddalena — gestirà per esempio i fondi della bonifica della Valle del Sacco?! Anche qui mafie ed eco mafie rischiano di intrecciarsi usando il lavoro come merce di scambio: una sorta di ricatto lavorativo”. Serve che la società, a partire dalla politica, non faccia finta di nulla, ma alzi una barriera compatta e distribuita contro le mafie. “E’ necessario – conclude Maddalena — presenziare agli appuntamenti come ad esempio la marcia contro le mafie promosse da libera, e anzi sollecitarne una nella nostra provincia. Creare un Coordinamento degli amministratori contro le mafie”. Negli interventi del pubblico sono state suggerite altre azioni come quella di strutturare una costante opera nelle scuole di percorsi di attenzione e sensibilizzazione rispetto ai fenomeni mafiosi.
Una mezza dozzina di proposte che con i nostri 4 comitati di Possibile della provincia di Frosinone sistematizzeremo e presenteranno alle istituzioni locali. Vedremo su questi temi chi ci sta e chi no.