Un ponte costituzionale che non conduce da nessuna parte

Sono cose che ripetiamo da tempo, quelle che il Financial Times scrive oggi su Matteo Renzi e sulla sua riforma costituzionale, e che evidentemente iniziano a circolare anche in Europa: ne riportiamo, tradotti, i due passaggi più significativi.

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Sono cose che ripe­tia­mo da tem­po, quel­le che il Finan­cial Times scri­ve oggi su Mat­teo Ren­zi e sul­la sua rifor­ma costi­tu­zio­na­le, e che evi­den­te­men­te ini­zia­no a cir­co­la­re anche in Euro­pa, in quel­lo stes­so mon­do a cui il pre­mier ha dedi­ca­to tan­te atten­zio­ni, nel­la spe­ran­za di esse­re soste­nu­to dai pote­ri che lo rappresentano.

Ne ripor­tia­mo, tra­dot­ti, i due pas­sag­gi più significativi.

La que­stio­ne prin­ci­pa­le è che, con­tra­ria­men­te a quan­to affer­ma­to da Ren­zi, la rifor­ma costi­tu­zio­na­le pro­po­sta fareb­be ben poco per miglio­ra­re la qua­li­tà dell’azione gover­na­ti­va, di quel­la legi­sla­ti­va e più in gene­ra­le del­la poli­ti­ca. I pote­ri del Sena­to, la Came­ra Alta del Par­la­men­to, sareb­be­ro dra­sti­ca­men­te ridot­ti in favo­re di quel­la Bas­sa. Il Sena­to non sareb­be più elet­to diret­ta­men­te dal voto popo­la­re, ma con­si­ste­reb­be prin­ci­pal­men­te di con­si­glie­ri regio­na­li e sin­da­ci. I suoi mem­bri ver­reb­be­ro decur­ta­ti da 315 a 100.

Con il dovu­to rispet­to, Signor Ren­zi, ciò che ser­ve all’Italia non sono più leg­gi più in fret­ta, ma meno leg­gi fat­te meglio. Esse van­no scrit­te con cura, e attua­te accu­ra­ta­men­te, inve­ce di esse­re bloc­ca­te o aggi­ra­te dal­la pub­bli­ca ammi­ni­stra­zio­ne, dagli inte­res­si par­ti­co­la­ri e dal­la popolazione.

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