Può essere che nelle piazze novax di ieri ci fossero molte cose diverse, preoccupazioni genuine in marcia fianco a fianco con altre assurde, e che non si sia trattato di una protesta con un preciso colore politico, ma chi quella protesta la sta cavalcando il colore politico ce l’ha eccome ed è il solito, tendente al nero.
Cosa ha caratterizzato infatti le destre di tutto il mondo negli ultimi anni se non la precisa strategia di solleticare la sfiducia e le paure dell’elettorato? Spiegando che è colpa degli immigrati, che le tasse ai ricchi sono un problema dei poveri, e alla fine quest’ultima trovata contro i vaccini a confronto non sembra nemmeno la più improbabile.
Ma sarebbe un errore liquidare tutto questo con sufficienza, vorrebbe dire non aver imparato una lezione che ci è stata impartita duramente e più volte nel corso del tempo, ovvero che con questa roba la destra poi ottiene, con cinico calcolo, il consenso che le serve per governare. Non perché in Italia ci sia il 51 per cento degli aventi diritto che sono davvero convintamente contro i vaccini: così come nel 2016 tra i 62 milioni di americani che avevano votato Trump non tutti erano seguaci di Qanon e non tutti sul serio credevano che il mondo fosse governato da un’élite che si ciba del sangue dei neonati. Quella era una minoranza, e il resto era semplicemente disposto ad accettarla come compagna di viaggio, solo che è quel genere di compagnia che non se ne sta esattamente al suo posto in silenzio, e l’occupazione del Campidoglio lo scorso gennaio è lì a ricordarcelo.
Chi vuole minimizzare o soffermarsi sugli aspetti folkloristici tenga bene a mente lo “sciamano” di Qanon, quello con le corna di bufalo: magari fa ridere, però lui e i suoi il Campidoglio lo avevano occupato per davvero. E forse i novax sortiscono in alcuni il medesimo effetto, ma ieri Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage, è stato aggredito (e non era nemmeno la prima volta), mentre in Inghilterra hanno evocato l’impiccagione per medici e infermieri, dal palco di una delle manifestazioni, e non è il caso di liquidare il tutto come una goliardata. Teniamo ben presente che chi ieri paragonava il green pass alle leggi razziali le vorrebbe istituire di nuovo, e non è una provocazione visto che quando governa poi lo fa per davvero.
Ogni tanto qualcuno evoca, tipo seduta spiritica, l’esistenza anche in Italia di un centrodestra o comunque di un fronte conservatore per bene, costituzionale, un po’ complicato in un Paese come il nostro che per vent’anni ha avuto a guidarlo uno come Silvio Berlusconi, ma è comunque positivo che quel che resta di Forza Italia oggi faccia il minimo indispensabile per distinguersi da chi cavalca sentimenti antiscientifici che ci porterebbero al disastro, alcuni si dissociano persino nella Lega — Zaia tra questi, per citarne uno, e persino Salvini si è dovuto sostanzialmente smentire da solo rispetto a certe sue sparate — solo che poi queste divergenze vengono accantonate quando si tratta di continuare a presentarsi insieme: per il banale calcolo di cui sopra, per cinismo.
E infatti, forse neppure i capi e capetti di Forza Nuova che ieri spuntavano in molte di quelle piazze credono davvero a molte delle lampanti sciocchezze che da quei palchi risuonavano: però intanto erano lì ad assecondarle, e a costruirci sopra un potenziale e molto pericoloso sostegno per uno scopo futuro, che sarebbe meglio non dover scoprire ulteriormente. E anche se si tratta solo di calcolo cinico e interessato, il relativo conto comunque non lo pagherebbe chi lo cavalca pur se strumentalmente, ma tutta la società: già le democrazie non sono state esattamente ineccepibili nella gestione di tutta la pandemia, ma pensate come sarebbe oggi la campagna vaccinale, e a come sarebbe andata tutta questa storia, se al Governo ci fosse una destra che fa l’occhiolino a certe posizioni.
In questi giorni in cui ricorre il ventennale del G8 di Genova — le cui istanze vennero letteralmente soffocate nel sangue malgrado, come molti ammettono oggi anche da sponde opposte, fossero sacrosante — viene da chiedersi se la discussione pubblica può permettersi il lusso di relativizzare le piazze di troppe città italiane viste ieri, di darne un giudizio inspiegabilmente morbido quando invece quello sì, fa parte di un disegno realmente eversivo e minaccioso per la democrazia. Se un complotto c’è, è questo: e si sta svolgendo sotto ai nostri occhi, sarà il caso di aprirli.