Di tutti gli argomenti capziosi, discutibili e spesso palesemente inventati che hanno dominato il dibattito di questa campagna referendaria, svetta fulgido nella sua totale inutilità quello che recita: “Chi vota no vota come i fascisti”.
A coniare questo impareggiabile argomento retorico è stata non a caso la ministra Boschi, autrice e paladina della pessima riforma su cui siamo chiamati ad esprimerci il 4 dicembre, che già nella scorsa primavera ha affermato che:
Chi a sinistra vota no, vota come CasaPound.
Come tutte le idee geniali, la seguente affermazione si è diffusa in ogni anfratto del dibattito politico, dai confronti televisivi a quelli sul web, dai dibattiti in parlamento a quelli nei bar. E pur avendo dei degni rivali nella sua squadra, come il celebre “la casta/i gattopardi/i vecchi contro i giovani votano no” e l’ormai classico “è una riforma che aspettiamo da vent’anni/trent’anni/dalla costituente,/dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente”, lo slogan firmato Boschi resta in assoluto quello privilegiato per sbertucciare chi a sinistra vota NO, quindi praticamente tutta la sinistra.
Nelle mille varianti sul tema, l’ultima arrivata colpisce particolarmente l’occhio. Gira da qualche giorno sui social un meme che ritrae Enrico Berlinguer e che recita stentoreo:
ai ‘compagni’ che votano come i fascisti, ricordiamo che mai il PCI votò come i fascisti.
Al di là dell’ottimo gusto ed eleganza dimostrati nel mettere la faccia di Berlinguer al servizio della riforma di Renzi e Boschi, che non ci stupiscono (lo stesso premier ha aspettato circa venti minuti dalla morte di Umberto Veronesi per ricordare a tutti che l’illustre chirurgo era a favore del Sì), vogliamo soffermarci sul testo che accompagna l’immagine, perché è esemplificativo della cretinaggine dell’argomento in questione.
Il PCI dell’epoca si opponeva a un provvedimento dell’allora maggioranza di governo (DC, PSI, PRI, PSDI, PLI) e propose un referendum allo scopo di abrogare la legge. Assieme al PCI si schierarono per il sì anche la Lista Verde e Democrazia Proletaria, ma non furono i soli: spiace ricordarlo agli amici del PD, ma anche il Movimento Sociale Italiano si schierò per il sì.
Quindi proprio il PCI votò a un referendum come i fascisti!
L’accusa ha terminato, direbbe qualcuno.
Ma la questione non è assegnare un altro punto a questa o quella squadra, è riportare il dibattito sul piano della razionalità. Come si fa a sapere che cosa avrebbe votato un padre costituente, un esponente del PCI o del PLI trent’anni dopo la sua morte? E che senso ha fare accostamenti così, quando in un referendum ciascuno vota come ritiene, in compagnia di altri che lo fanno per le stesse o per altre ragioni? Alessandra Mussolini vota sì, ma Mussolini nonno come avrebbe votato? Capite che siamo al delirio?