Gianni Cuperlo dice che il referendum non è solo un plebiscito su Renzi ma è addirittura il congresso del Pd. Che dopo nel Pd se vincono i sì ci sarà solo Renzi.
Una cosa abominevole dal punto di vista costituzionale (ci si chiede tra l’altro perché Cuperlo e altri della minoranza dem abbiano prima sottovalutato, poi sostenuto, poi comunque votato una riforma del genere) perché un referendum costituzionale dovrebbe precedere sia qualsiasi considerazione sul governo sia — a maggior ragione — qualsiasi dibattito tra correnti all’interno di un partito che è promotore di una posizione assoluta per il sì.
Una posizione talmente sbagliata che — nel tempo paradossale e devastato in cui viviamo — è corretta nell’analisi: analisi tardiva e a ritroso, diremmo noi, che l’abbiamo fatta due anni fa, ma veritiera nell’indicare quanto sia velleitario discutere di Pd al netto o dopo il referendum.
Una bella scoperta, insomma. Che ci piace registrare, nella speranza (per noi più alta) che vincano i no. Perché lo ricordiamo, si tratta della Costituzione e non del futuro politico del leader bullo e delle minoranze del quousquetandem. Di sostanza, e non di posizionamenti. Di chiarezza circa l’impianto democratico, e non di sfide personali.
P.S.: Cuperlo, si noti en passant, non dice come voterà. Sarebbe carino saperlo, perché sappiamo che Bersani e i suoi voteranno sì, come hanno fatto in aula, alla Camera e in Senato.