[vc_row][vc_column][vc_column_text]Sembra un bollettino di guerra. A pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici, una sequenza spaventosa di eventi meteorologici estremi, di intensità inedite, si è abbattuta sul nostro Paese.
In pochi giorni ci sono stati più di venti morti. Interi comuni sono rimasti isolati per crollo di strade e frane, black-out di giorni, 300mila alberi sradicati (per un quantitativo di legna pari a quello abbattuto in 2 anni), danni materiali incalcolabili.
Mezza Italia è in ginocchio a causa di “un clima impazzito” che amplifica tutta la nostra fragilità (che nei passati decenni si é nutrita di cemento, consumo di suolo selvaggio, abusi, incuria, aggressioni ai territori e bonifiche mancate…).
Mi domando, affranta, se sia il clima ad essere impazzito o se i pazzi veri siamo noi, che continuiamo a permettere che nessuno se ne occupi.
L’auto-celebrato “Governo del cambiamento”, che non ha fatto altro che rimangiarsi promesse ambientaliste (Trivelle, TAP, TAV, ILVA, tanto per citarne alcune), non solo si sta rendendo colpevole di aver riproposto lo strumento criminale del condono edilizio (ad Ischia e nelle zone colpite dal sisma del centro Italia), non solo usa decreti urgenti per infilare deroghe su limiti ambientali importanti, come quello dello spandimento dei fanghi nei campi agricoli, ma dimentica completamente la tanto proclamata rivoluzione verde, non inserendone traccia nella legge di bilancio.
E, come se non bastasse la desolazione di un panorama così sconcertante, arriva anche la beffa: “la colpa é degli ambientalisti”, dicono il vice-premier e il premier; il primo (che ha votato contro la ratifica degli accordi di Parigi in Parlamento europeo) lo dice parlando da una regione, il Veneto, che è governata dal 1995 dalla Lega (partito che al governo del Paese ha approvato le peggiori nefandezze anti-ambientali con Berlusconi, a partire dall’orrida legge obiettivo delle grandi opere inutili), il secondo, invece, visitando il luogo di una tragedia avvenuta in una casa costruita abusivamente, con due condoni freschi freschi sulla coscienza.
Intanto in Italia sette milioni di persone vivono in territori a rischio idrogeologico. Intanto il clima collassa più rapidamente del previsto.
Non so voi, ma io di promesse, contentini e cialtronerie non ne posso più. Ci sarebbe un pianeta da lasciare vivibile ai nostri figli.
Parafrasando le meravigliose attiviste di NonUnaDiMeno, direi che la nostra è una mobilitazione permanente, che non inizia nelle emergenze e non finisce con i primi soli o con i primi colpi delle potentissime armi di distrazione di massa. Non possiamo fare altro che alzare ancora di più la voce, radunare le forze, farci sentire in ogni sede possibile. Come abbiamo già proposto.
Se volete darci una mano, scrivetemi… #PrimaDelDiluvio: annalisacorrado.green@gmail.com[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]