Una politica a misura di bambino e bambina

Non è una richiesta nuova, ma è diventata ancora più urgente e necessaria dopo che abbiamo conosciuto il mondo durante il lockdown. Bambini e bambine, ragazze e ragazzi devono essere la nostra priorità, sotto ogni punto di vista. 

Non è una richie­sta nuo­va, ma è diven­ta­ta anco­ra più urgen­te e neces­sa­ria dopo che abbia­mo cono­sciu­to il mon­do duran­te il loc­k­do­wn. Bam­bi­ni e bam­bi­ne, ragaz­ze e ragaz­zi devo­no esse­re la nostra prio­ri­tà, sot­to ogni pun­to di vista In rela­zio­ne alla pan­de­mia e alle misu­re per il con­te­ni­men­to del con­ta­gio, le quat­tro aree di par­ti­co­la­re pre­oc­cu­pa­zio­ne per quan­to riguar­da l’infanzia e l’adolescenza sono sta­te mes­se a fuo­co dal rap­por­to dell’ONU “L’impatto del COVID-19 sui bam­bi­ni” (15 apri­le 2020): 

  • aumen­to del­la pover­tà;
  • cri­si edu­ca­ti­va;
  • cri­si sani­ta­ria (con la ridu­zio­ne dell’accesso a un’assistenza sani­ta­ria di qua­li­tà e l’aumento del­la mor­ta­li­tà infantile);
  • sicu­rez­za (per le vit­ti­me di abu­si dome­sti­ci “resta­re a casa”, come è sta­to neces­sa­rio fare duran­te la qua­ran­te­na, è tutt’altro che sicuro). 

Natu­ral­men­te, sap­pia­mo che a paga­re il prez­zo più alto sono anco­ra una vol­ta i più vul­ne­ra­bi­li, dal pun­to di vista eco­no­mi­co e non solo: l’Istat ci dice che in Ita­lia 1 per­so­na su 4 vive in con­di­zio­ne di sovraf­fol­la­men­to abi­ta­ti­vo, men­tre se si con­si­de­ra­no solo i mino­ri la per­cen­tua­le è del 41,9%; solo nel 22,2% del­le fami­glie ogni com­po­nen­te ha a dispo­si­zio­ne un sup­por­to come pc o tablet; anche dove fos­se pos­si­bi­le seguir­la, la didat­ti­ca a distan­za non è suf­fi­cien­te­men­te inclu­si­va o effi­ca­ce per i ragaz­zi con disa­bi­li­tà o dif­fi­col­tà dell’apprendimento; l’interruzione di per­cor­si e inter­ven­ti ria­bi­li­ta­ti­vi come la psi­co­mo­tri­ci­tà inci­de enor­me­men­te sul­lo svi­lup­po e sul benes­se­re dei bam­bi­ni. Più in gene­ra­le, le con­se­guen­ze del­la pro­lun­ga­ta man­can­za di inte­ra­zio­ni e di socia­liz­za­zio­ne han­no un impat­to sul­lo svi­lup­po dei mino­ri e sul­la salu­te psi­co­lo­gi­ca che va neces­sa­ria­men­te pre­so in con­si­de­ra­zio­ne. A mar­zo 2020, l’89% degli stu­den­ti mon­dia­li era a casa da scuo­la nel rispet­to del­le misu­re di con­te­ni­men­to del­la pan­de­mia: cir­ca 1.54 miliar­di, di cui 743 milio­ni di ragaz­ze, su cui la chiu­su­ra del­le scuo­le ha un impat­to anco­ra più imme­dia­to e pesan­te. Basan­do­si sull’osservazione del­le pre­ce­den­ti epi­de­mie (come l’Ebola), l’Unesco sot­to­li­nea come sia­no neces­sa­rie misu­re basa­te su:

  • coin­vol­gi­men­to di inse­gnan­ti e comu­ni­tà;
  • fles­si­bi­li­tà del­la didat­ti­ca a distan­za (tenen­do con­to e ridu­cen­do dove pos­si­bi­le il digi­tal divi­de, sul cui supe­ra­men­to è neces­sa­rio inve­sti­re con pia­ni a lun­go termine);
  • inse­ri­men­to del­la que­stio­ne di gene­re nel­lo stu­dio del­le misu­re (sia per quan­to riguar­da i mino­ri, sia per quan­to riguar­da i geni­to­ri: la pan­de­mia e la cri­si eco­no­mi­ca han­no un impat­to mag­gio­re sul­le donne); 
  • inclu­sio­ne del pun­to di vista dei ragaz­zi e del­le ragaz­ze nel­lo svi­lup­po del­le stra­te­gie, basan­do­si sul­le loro espe­rien­ze e bisogni;
  • ero­ga­zio­ne di misu­re di soste­gno socia­le;
  • ria­per­tu­ra del­le scuo­le dav­ve­ro per tut­ti, per evi­ta­re la disper­sio­ne sco­la­sti­ca con­nes­sa all’interruzione dell’anno. 

Si trat­ta di azio­ni che avreb­be­ro dovu­to esse­re mes­se in cam­po duran­te la pan­de­mia, nei mesi di loc­k­do­wn che avreb­be­ro dovu­to ser­vi­re a pro­get­ta­re la fase suc­ces­si­va. Inve­ce infan­zia e ado­le­scen­za sono scom­par­se dall’orizzonte, se non in rela­zio­ne alle esi­gen­ze lavo­ra­ti­ve dei geni­to­ri, o han­no fat­to un’apparizione in dibat­ti­ti imba­raz­zan­ti come quel­lo lega­to alla fami­ge­ra­ta “pas­seg­gia­ta geni­to­ri-figli”, rego­la­ta a col­pi di decre­ti, ordi­nan­ze loca­li, FAQ. La voce e le esi­gen­ze di bam­bi­ni e ragaz­zi sono sta­te can­cel­la­te, ren­den­do­li le “vit­ti­me igno­ra­te dell’emergenza”, come ha scrit­to Fran­ce­sca Man­noc­chi su l’Espresso e come è sta­to sot­to­li­nea­to anche da Tizia­na Meti­tie­ri su Vali­gia Blu Pro­prio per dare risal­to a quel­le voci abbia­mo lan­cia­to la cam­pa­gna sul­la #qua­ran­te­na­dei­pic­co­li, rac­co­glien­do le sto­rie di chi vede­va pas­sa­re i gior­ni sen­za che ci fos­se chia­rez­za sul­la Fase 1, figu­ria­mo­ci sull’emergere di una stra­te­gia per la Fase 2.  In paral­le­lo, abbia­mo chie­sto che si pren­des­se atto dell’esistenza di un’emergenza edu­ca­ti­va, oltre a quel­la sani­ta­ria. Emer­gen­za che, come ha spie­ga­to il mate­ma­ti­co Ste­fa­no Mer­ler a Il Mani­fe­sto, è sta­ta mes­sa in secon­do pia­no rispet­to ad altre valu­ta­zio­ni. Mer­ler, che diri­ge l’unità che ha for­ni­to al gover­no le ana­li­si dei dati e gli sce­na­ri per la fase 2, ripor­ta che non gli è sta­to chie­sto “di veri­fi­ca­re cosa sareb­be suc­ces­so apren­do solo alcu­ni livel­li, anche se i dati per­met­to­no di dif­fe­ren­zia­re il livel­lo di suscet­ti­bi­li­tà nel­le varie fasce d’età. Ma a noi è sta­to chie­sto espli­ci­ta­men­te di con­cen­trar­ci sul mon­do eco­no­mi­co: la prio­ri­tà era quel­la. […] Il pro­ble­ma è che ria­pren­do le scuo­le si ridu­ce il mar­gi­ne di mano­vra per gli altri set­to­ri eco­no­mi­ci”.  Le ria­per­tu­re devo­no rispon­de­re ai cri­te­ri di sicu­rez­za sani­ta­ria e alle esi­gen­ze edu­ca­ti­ve e di socia­liz­za­zio­ne di bam­bi­ni e ragaz­zi, non alla neces­si­tà di tor­na­re for­za­ta­men­te a una “nor­ma­li­tà” che non abbia­mo pre­pa­ra­to e non pos­sia­mo improv­vi­sa­re. Men­tre il Gover­no deve tene­re con­to del­le dif­fi­col­tà, anche eco­no­mi­che, del­le fami­glie, il benes­se­re emo­ti­vo e psi­co­lo­gi­co dei mino­ri non può esse­re discus­so solo in que­sti ter­mi­ni. Qual­sia­si stra­te­gia che riguar­di infan­zia e ado­le­scen­za dovrà basar­si su una visio­ne d’insieme del­la situa­zio­ne e del­le linee gui­da che abbia­mo rias­sun­to. È neces­sa­rio valu­ta­re l’impatto dei mesi di iso­la­men­to e inter­ru­zio­ne del­le atti­vi­tà, pre­ve­den­do un rein­se­ri­men­to e un soste­gno per chi ne aves­se biso­gno o chi ne faces­se richie­sta.   I con­tri­bu­ti eco­no­mi­ci una tan­tum, come il “bonus baby­sit­ter”, appli­ca­bi­li in una situa­zio­ne di emer­gen­za limi­ta­ta nel tem­po, devo­no lascia­re il posto a un ripen­sa­men­to del siste­ma di wel­fa­re nel nostro pae­se, che vada ad agi­re sul­le disu­gua­glian­ze in modo effi­ca­ce e inci­si­vo: secon­do lo stu­dio appe­na pub­bli­ca­to da Save the Chil­dren e UNICEF, entro la fine del 2020 il nume­ro dei bam­bi­ni in situa­zio­ne di pover­tà potreb­be aumen­ta­re del 15%, arri­van­do a 672 milio­ni.  Non pos­sia­mo più riman­da­re a un futu­ro vago la neces­si­tà di col­ma­re il digi­tal divi­de: men­tre è diven­ta­to chia­ro che la didat­ti­ca a distan­za non può sosti­tui­re la scuo­la, non pos­sia­mo igno­ra­re le dif­fi­col­tà a cui han­no dovu­to sop­pe­ri­re geni­to­ri e inse­gnan­ti nell’attivarla e nel far­la fun­zio­na­re. La Comu­ni­tà di Sant’Egidio ha con­dot­to uno stu­dio sul­le scuo­le roma­ne da cui è risul­ta­to che il 61% dei bam­bi­ni dai 6 ai 10 anni non ha segui­to lezio­ni onli­ne. Sono dati che ci dico­no che, nono­stan­te gli sfor­zi com­piu­ti in que­sti mesi, non è suf­fi­cien­te, come rias­sun­to anche dal­la mozio­ne “Rida­te­ci la scuo­la, che sot­to­scri­via­mo e invi­tia­mo a por­ta­re nei vostri Comu­ni e Regio­ni.  Men­tre la qua­ran­te­na dei pic­co­li è ter­mi­na­ta, alme­no sul­la car­ta e tra mil­le limi­ta­zio­ni, non pos­sia­mo per­met­ter­ci di lascia­re indie­tro, anco­ra in loc­k­do­wn, il dirit­to all’istruzione e all’infanzia.  

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