Tornare da Auschwitz ed essere di nuovo in pericolo. Sopravvivere all’Olocausto e ritrovarsi minacciata dai nazional social, profili farseschi di solipsisti codardi. Chiedere di rinnegare l’odio e scoprire che metà del Parlamento è diventato un bivacco di manipolatori. Rendersi conto che la storia della nostra Repubblica sta tutta dentro la vicenda personale di una bambina milanese che ha visto l’indicibile, di una donna che ha saputo ricostruire la sua vita, di una signora che alla soglia dei novant’anni si ritrova sotto scorta.
Gli italiani, tutti, sono Liliana Segre. Hanno definito loro stessi resistendo e sopravvivendo, hanno rifondato il Paese rinnegando l’odio, hanno costituito le regole della loro convivenza mettendo fuori dalla legge tutto ciò che era stato e hanno vissuto tutta la loro storia recente perseguendo l’esatto contrario. Liliana Segre è la Repubblica Italiana e non ne abbiamo una di scorta.