“Non male quel Civati lì”. “La sorpresa Civati”. “Ha vinto Civati”. “Non aveva niente da perdere e ha vinto Civati”. I commenti sono unanimi. Era l’occasione giusta. L’occasione che si aspettava da tempo. Un confronto. Un confronto sulle idee. Sulle posizioni. Su quale Partito Democratico vogliamo e che futuro vogliamo immaginare per il nostro paese. E Giuseppe Civati, il candidato meno avvezzo a frequentare i salotti televisivi, non ha mancato l’appuntamento. Era il palcoscenico ideale. Da un lato, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi. Agguerriti, preparati, vogliosi di rassicurare il loro elettorato e i loro supporter. Dall’altro, Civati, che arrivava con la maledizione di quel 9% nei circoli che tutti prima del dibattito tiravano fuori come una patente di avvenuta sconfitta. E invece.
E invece è successo che mentre due stili narrativi ormai codificati si confrontavano sia eludendo i problemi – ogni tanto nemmeno rispondendo alle domande – e sia dimenticandosi di avere a che fare comunque con una struttura partitica che vogliamo cambiare, la vera novità (curiosamente piazzata proprio a sinistra guardando il conduttore) ha imposto il suo ritmo, ha imposto il suo gioco, si è fatto notare per la forza delle sue parole, per la chiarezza delle sue idee e per la capacità di comunicarle. Si temeva che il format troppo incalzate avrebbe rappresentato più un problema che altro. Ma è stato, invece, una forza. Una forza che ha fatto capire come le tanto criticate 70 pagine di mozione (ad oggi l’unica vera critica fatta al documento congressuale di Civati) potessero dialogare perfettamente con il ritmo serrato di un dibattito giocato sullo sprint dei 90 secondi.
Ed è quindi successo quello che tutti noi che da mesi lavoriamo per diffondere i contenuti e la forza della proposta politica di Civati speravamo. Che fosse una sorpresa. Proprio così. Che fosse la scossa di cui questo dibattito all’interno del Partito Democratico aveva bisogno. Che fosse il tentativo di alzare il livello, di convincere le persone distanti e scettiche (alcune delle quali hanno scritto ai loro contatti civatiani affermando di avere intenzione di votarlo dopo stasera) e di dimostrare che l’alternativa è possibile, esiste, ed è a portata di mano. In fondo, basta volerlo.
Siamo appena usciti dall’ultima curva in una posizione che nessuno si immaginava. Non per demeriti altrui che hanno perso smalto, no. Per la forza del candidato, che è finalmente uscita dando il senso a un lavoro collettivo che si è tradotto nel #civoti, nei “ventenni” che ci faranno superare il ventennio, nell’idea di un partito che sarà aperto, partecipato e luogo di discussione permanente. E adesso vediamo il traguardo dell’8 dicembre avvicinarsi sempre di più. E per la prima volta ci sentiamo in una posizione invidiabile. Ieri sera, su SKY, per la prima volta, ci siamo davvero resi conto che le cose cambiano cambiandole.
E adesso andiamo avanti.
Confronto PD SKY — La famiglia allargata