Tra poco più di due mesi ci sarà il nostro secondo Congresso. Bisogna cominciare a chiedersi che congresso vogliamo.
Per prima cosa sarebbe bello se fosse un congresso libero, a ingresso libero, senza selezione all’entrata. Potranno intervenire tutti gli iscritti e quindi ogni iscritto a Possibile dovrebbe spingere più gente possibile ad iscriversi e a partecipare. Perché questo è il momento di aprire le nostre porte a nuove persone, a nuove idee e nuovi contributi.
Prima ancora di essere un partito, Possibile è sempre stato uno spazio di confronto. C’è tanta gente che ancora non lo sa e questa è l’occasione per farglielo sapere e per dimostrargli che è proprio così.
Sarebbe bello se fosse un congresso all’insegna del “No! Il dibattito no”.
Potremmo cercare di evitare i fiumi di parole, il prolasso delle prolusioni, il trionfo delle “implementazioni programmatiche” e delle “misure in cui”, l’ennesima analisi sulla crisi della sinistra, la quale probabilmente è in crisi anche per eccesso di analisi contraddittorie.
Non un congresso per tesi, né per mozioni e forse nemmeno per emozioni, ma un congresso orgogliosamente politico e non politicista, fatto soprattutto di questioni reali, di idee, di proposte concrete e progetti effettivamente realizzabili.
Sarebbe bello se ognuno parlasse del posto da cui viene, dei problemi grandi e piccoli che ci sono e di come pensa di contribuire a risolverli.
Sarebbe bello se ognuno sottoponesse agli altri il suo specifico punto, perché probabilmente sarà la linea in grado di unire quei punti a svelarci che forma avrà il nostro partito e la sinistra italiana del futuro.