di Chiara Bertogalli
Se il clima è impazzito è a causa dell’attuale modello di sviluppo, e la politica non può chiamarsi fuori dal portare soluzioni di radicale cambiamento.
In sintesi questo è il messaggio — un ulteriore messaggio che speriamo non cada inascoltato — della petizione lanciata dagli scienziati del clima italiani. Vi invitiamo a firmarla subito, tutte e tutti.
Il 25 settembre il paese rinnoverà il Parlamento della Repubblica: saremo chiamati alle urne per rispondere a questa grande responsabilità. Eppure, anche stavolta la crisi climatica non è al centro del dibattito, nonostante la pioggia di dati e di appelli, nonostante i richiami di Antonio Guterres, nonostante il caldo torrido che sta caratterizzando questa estate (e che rende evidente il problema anche ai più scettici), nonostante la gravissima siccità iniziata mesi fa.
Nemmeno i danni economici a settori come quello agricolo, o negli eventi alluvionali estremi, né le vite perse sulla Marmolada (“non deve accadere mai più!”), nemmeno i rincari dei combustibili fossili, benzina e gas, tutti a danno di famiglie ed imprese, sono riusciti a portare a una discussione pubblica seria sul tema della crisi climatica che affligge e affliggerà sempre più l’Italia, che come fanno notare gli scienziati è un hotspot: vedrà effetti più intensi, prima e peggio del resto del continente.
A questo appello Possibile risponde forte e chiaro: stiamo lavorando al nostro programma per le elezioni politiche in allineamento con il senso della petizione e vi invitiamo a collaborare con noi. Lo stiamo scrivendo pensando al nostro presente, al nostro futuro e a quello dei nostri figli, come nuove generazioni, per loro e con loro. Lo facciamo con la forza innovatrice di un partito con le radici ben piantate nella Costituzione Repubblicana antifascista e una visione ecologista e di sinistra. Da anni portiamo avanti campagne per ampliare i diritti e ridurre le disuguaglianze, per dare più forza alla ricerca e alla scuola pubblica, per eliminare i razzismi e le discriminazioni di ogni tipo.
Agli scienziati chiediamo noi, ora, un passo avanti: vogliamo collaborare con chi, tra di voi, si sente affine alla nostra linea politica. Non ci interessa strumentalizzare la petizione né “mettere il cappello” all’ambiente, che è di tutte e tutti, ma ci interessa che le soluzioni alla crisi climatica siano associate alla sostenibilità sociale.
Per farlo occorrono scelte politiche: perché la scienza entri nella politica, occorre che anche la politica entri nella scienza. Chi porta avanti le battaglie, da entrambe le parti, deve essere in grado di vedere l’intero quadro.
Noi guardiamo a un mondo più equo, nonviolento, che cresce sulla cultura e l’innovazione, in favore di chi subisce gli effetti e i danni di un sistema che lo esclude. La cura del pianeta non solo rientra in questo quadro, ma ne è la prerogativa di partenza.