[vc_row][vc_column][vc_column_text]L’ultimo in ordine di tempo, appena un mese fa, è stato il sequestro cautelare, da parte dei carabinieri forestali di Mestre a seguito di una indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, di due aree dove erano stoccate 280mila tonnellate di rifiuti trattati illecitamente (miscelazione di rifiuti contaminati di metalli pesanti con altri materiali al fine di diluirne la concentrazione) a Paese, nel trevigiano, e a Noale (Ve), dove ha sede l’azienda che gestisce le due cave, il Gruppo Cosmo. Rifiuti inquinanti che non venivano resi inerti ma aggiunti alla calce, leganti e cemento per realizzare aggregati da utilizzare nell’edilizia, in particolare sottofondazioni stradali. In alcuni frammenti di materiale frutto di miscelazione è stata riscontrata la presenza di fibre di amianto.
L’Azienda riporta questa frase nel proprio sito, alla voce ‘Filosofia aziendale’:
L’obiettivo principale di Gruppo Cosmo è riuscire a soddisfare le esigenze del cliente con il massimo rispetto per l’ambiente.
Non si sa con certezza a quando risale l’inizio di questa pratica di miscelazione sistematica (certo non il ‘massimo rispetto dell’ambiente’) dei rifiuti contaminati di metalli pesanti e non solo.
Si sa, però, quali opere abbia realizzato e sulle quali sia intervenuto il Gruppo Cosmo:
- Passante di Mestre;
- Terza corsia autostrada A4 (Ve-Ts);
- Casello Autostradale di Noventa di Piave e Martellago.
- Svincoli autostradali di Dolo e Marcon;
- Piattaforma Logistica Portuale di Fusina;
- Adeguamento Banchina Piemonte Molo B Porto Marghera;
- Aeroporto Marco Polo di Tessera;
- Officine Aeronavali;
- Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale di superficie nei lotti Pd / Castelfranco — Treviso / Mestre — Mestre / Mira;
- Costruzione ponte di attraversamento canale industriale per collegamento area portuale con direttrice stradale di Marghera;
- Realizzazione del fabbricato Ikea di Padova;
- Movimento terre nuovo Ospedale di Mestre;
- Secante Cesena;
- Bonifiche e messa in sicurezza area in zona Milano;
- Il parco San Giuliano di Mestre.
Con la miscelazione si ottengono innalzamenti del Ph del prodotto finale, che a sua volta causa, nel tempo, il cedimento del materiale e il conseguente rilascio degli inquinanti nell’ambiente. Fatto particolarmente preoccupante se si pensa che questi materiali sono stati impiegati nelle costruzioni.
Non può stupire, quindi, la presa di posizione di Italia Nostra, Legambiente e Valore Ambiente sul Parco di via Porara a Mirano (Ve), opera complementare del Passante di Mestre, realizzata dal Gruppo Cosmo, per la quale si chiedono indagini al fine di verificare se nel suolo e nella falda acquifera vi siano sostanze inquinanti.
Lo stesso concetto viene ribadito dal comitato ambientalista Opzione Zero, per tutte le opere di mitigazione del Passante (il ‘passante verde’): “Il via vai di camion della Cosmo lungo via Porara ce li ricordiamo bene. Di cosa sono fatti quei terrapieni realizzati nel parco a ridosso dell’autostrada tra Marano e Mirano, oggi frequentato da centinaia di persone ogni giorno? Il caso della Valdastico sud insegna”.
Non bastasse lo smog coi continui sforamenti delle polveri sottili, fatto che accomuna tutta la pianura padana, il Veneto conta 580 siti contaminati censiti dall’Arpav a cui aggiungere il sito di interesse nazionale di Porto Marghera.
Capitolo a parte per i Pfoa e i Pfas, provenienti principalmente dalla Miteni di Trissino, che dal ’97 al 2013 hanno inquinato le falde di 21 comuni tra Vicenza, Padova e Verona. Quest’anno l’azienda ha chiuso per fallimento lasciando le bonifiche in carico alla Regione. Un’emergenza ancora più grave se si pensa che è con l’esposizione prolungata alle basse dosi che i Pfas procurano danni maggiori.
A tutto ciò si aggiunge la minaccia della cementificazione selvaggia che ha già divorato e impermeabilizzato il territorio rendendo perenne il rischio di alluvioni e frane.
Inoltre è stata recentemente bocciata in Consiglio Regionale la proposta di uno studio sull’impatto ambientale e sulla salute provocato dalla monocoltura del Prosecco (una coltivazione in cui si fa largo ricorso ai pesticidi). In compenso stanno pensando di fissare un prezzo minimo per litro, contemporaneamente si lascia che i vitigni si espandano oltre i confini della denominazione, in pianura, dove c’erano colture diversificate. Zaia forse non conosce le leggi del mercato: se aumenta la produzione, e quindi l’offerta, di Prosecco il risultato non può essere che la svalutazione.
Desta preoccupazione l’accordo Stato-Regione, ancora in discussione, sull’autonomia del Veneto, specificatamente su una delle 23 materie di cui la Regione chiede di assumersi la responsabilità: la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. L’elaborazione del piano paesaggistico diventa di competenza esclusiva della Regione, come i procedimenti di valutazione di impatto ambientale e l’individuazione dei criteri generali per l’elaborazione dei piani regionali dei rifiuti. Se i criteri utilizzati saranno sulla stessa linea seguita finora dal governo regionale sarà come passare dalla padella alla brace.
Il modello di sviluppo Veneto, ormai da troppi anni, sta segnando il passo, lasciandoci una terra squartata, inquinata, cementificata, ricca solo di case e capannoni vuoti. Il cambio radicale, verso la riconversione ecologica dell’economia, tanto atteso (#PrimaDelDiluvio), non è solo una necessità ma l’unica via per preservare il futuro di questa terra.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]