Venezia. Palazzo Ferro Fini. Interno. notte.
Sono circa le 22. Si discute la legge di stabilità relativa al bilancio 2020. L’opposizione presenta una serie di emendamenti che chiedono finanziamenti per le fonti rinnovabili, per le colonnine elettriche, per la sostituzione degli autobus a gasolio con altri più efficienti e meno inquinanti, per la rottamazione delle stufe, per finanziare i Patti dei Sindaci per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), per ridurre l’impatto della plastica, insomma un pacchetto di interventi minimi a tutela dell’ambiente. Gli emendamenti vengono bocciati in blocco dalla maggioranza (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) e, due minuti dopo, la sala consiliare di Palazzo Ferro Fini viene invasa dall’acqua. La stessa acqua che sta devastando Venezia in questi giorni. Fuggi fuggi generale di consiglieri e impiegati, all’unanimità, diciamo.
Ci sono delle foto della sala completamente allagata e c’è da augurarsi che tra qualche centinaio di anni, gli archeologi di domani non le ritrovino e non possano ricostruire questo piccolo evento che contiene in sé tutta la stupidità dei loro antenati. C’è da sperare che gli studiosi del futuro non vengano a sapere che, verso gli anni venti del duemila, mentre tutti gli scienziati stavano dicendo che rischiavamo un disastro irreparabile, in Italia qualcuno prendeva voti dicendo che i pericoli maggiori per noi fossero gli immigrati, le ingerenze dell’Europa e le minacce alla famiglia tradizionale. Che c’erano giornali con tirature ridicole che, mentre gli eventi meteorologici estremi si moltiplicavano ovunque nel Bel Paese, prendevano per il culo gli ambientalisti di tutto il mondo. Non faremmo una bella figura se trovassero le immagini di gente che balla in spiaggia al ritmo dell’Inno di Mameli, mentre le spiagge scompaiono sottacqua. Sarebbe meglio non sapessero che nei giorni in cui era chiaramente cominciata la fine tutti cantavamo una buffa canzoncina tirata fuori dall’intervento in piazza di una donna madre italiana. Ci sarebbe da vergognarsi se riuscissero a mettere insieme gli elementi necessari a ricostruire l’ardimento di tutti quelli che, invece di provare a salvarsi pensando al futuro dei loro figli, cercavano l’occasione per tornare a commettere gli errori atroci dei loro nonni.
In tutto questo c’è un’unica buona notizia: se continueremo a comportarci come la giunta della Regione Veneto di oggi, in futuro non ci sarà più nessuno a poterci giudicare.