Qualche giorno fa ho lanciato la proposta per la convocazione degli Stati Generali delle Donne di Possibile. Da quel momento ho cominciato a ricevere messaggi e proposte provenienti sia da iscritte sia da donne esterne a Possibile. Una realtà eterogenea e bellissima.
Ci sono donne militanti di lungo corso da sempre impegnate nella diffusione di cultura femminista e nelle battaglie a difesa delle donne, che avvertono oggi ancora più urgenza di fare forza comune e di non sottovalutare i campanelli (ormai campane belle grosse) di un arretramento culturale pericoloso per tutte.
Poi ci sono le ragazze più giovani o quelle senza anni di militanza o formazione femminista alle spalle, che, al pari delle prime, sentono sulle loro pelle tutta l’ingiustizia e l’urgenza del momento di mobilitarsi.
Fare forza comune, tutte insieme.
C’è Cristina che fa l’informatica che e mi propone uno studio presentato qualche anno fa in Liguria dove si legge chiaramente la difficoltà delle donne di trovare spazio nel mondo dell’informatica e dell’alta tecnologia, a causa di un’idea, diffusa anche nelle famiglie, che ci siano ancora mestieri “da maschi” e che incidono anche nelle scelte sul proseguimento degli studi. Mi chiede di occuparci di questi aspetti e di approfondirli, per “non ritornare nel Medioevo delle Arti e dei Mestieri solo da maschi”.
C’è Maria che si sta laureando con una tesi sulle responsabilità dello Stato nei casi di violenza contro le donne configurabili come violazione dei diritti umani e chiede di fare il punto sulla situazione in Italia dopo la Sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani del 2014 nel caso Talpis vs Italia.
C’è Vilma, che ricorda con amarezza le battute che venivano fatte contro Adele Faccio attivista e protagonista del riconoscimento del diritto all’autoderminazione delle donne, che ha dato un’importante contributo alle norme sull’interruzione di gravidanza. Vilma rileva con altrettanta amarezza come quel contesto culturale che portava a battute squallide, poco sia cambiato. Ieri c’erano le battute sul naso di Adele, oggi ci troviamo un professore come Burioni a non porsi problemi a parlare di “donne sgradevoli”, definendole tali solo per il loro aspetto esteriore. Vilma, come tutte noi (me per prima), auspica quindi una cospicua partecipazione maschile, non solo per recitare un mea culpa, ma per offrire soluzioni, proposte, spunti di riflessione. Perché, come diciamo sempre, la questione è, appunto, maschile.
C’è Federica, che ha sempre pensato che la maternità non fosse per lei, che ha fatto una bella carriera, ha viaggiato tanto, ha vissuto a pieno ogni momento della sua vita, poi una figlia è arrivata come dice lei “al fotofinish” e ha cambiato vita, città e lavoro. O, meglio, ha lasciato il lavoro. Ha scoperto che la maternità faceva per lei, ma anche la carriera, che ora le manca e vorrebbe tanto vivere in un paese che riuscisse a far conciliare la realizzazione personale di una donna all’essere una madre attenta e presente.
C’è Gloria, che è stata lasciata sola in una corsia di ospedale, di fronte a un medico obiettore dopo l’altro, che i ritardi per intervenire su un aborto spontaneo le hanno rovinato la vita, il corpo, la mente e le hanno precluso la possibilità di avere altri figli. Non sa se parteciperà Gloria, di certo non prenderà la parola, il suo dolore è ancora troppo forte, ma chiede di parlarne, di questo dolore, che l’accomuna a tante donne.
C’è Daniela che ha scoperto la solitudine e il buio dopo il parto e la paura di se stessa contro il suo bambino, c’è Tamara vittima di un fidanzato violento che la perseguita ancora, c’è Aurora che per anni ha smesso di mangiare e chiede di parlare di disturbi dell’alimentazione (anzi, di “gridarli”, dice lei) c’è Sofia che un giorno ha mandato un cv e ora sta facendo i bagagli per un nuovo Paese e una nuova vita per inseguire il suo sogno professionale, che qua le era precluso.
Ci sono tante storie che parlano a ciascuna di noi, che viviamo in un paese sempre meno per donne, ma che nelle donne vede la sua forza migliore.
Ci piacerebbe raccontarle, dar loro voce, ma soprattutto ragionare insieme su proposte concrete da portare nel Paese.
Noi siamo al lavoro per organizzare gli Stati Generali delle Donne di Possibile e appena possibile ne daremo i dettagli, ma intanto voi, se vi va, mandateci le vostre storie e i vostri contributi.
E se volete dare una mano con l’organizzazione della giornata siete le benvenute!
Scrivetemi a segretaria@possibile.com