In un paese dove la politica non sa decidere, arriva spesso prima la magistratura. Ma in un Paese dove anche la giustizia non sta poi tanto bene, ecco che arriva la giustizia europea. La Corte Europea dei diritti umani ha infatti condannato l’Italia per non aver reagito con sufficiente rapidità per proteggere una donna e suo figlio dalla violenza del marito, che ha portato alla morte del ragazzo e al tentato omicidio della moglie.
La corte di Strasburgo ha stabilito che «non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che in fine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio»
Una condanna che ci meritiamo tutta. Una condanna che ogni giorno dovrebbe replicarsi, perché ogni giorno in ogni parte di Italia, avvengono violenze nei confronti delle donne e, spesso, spessissimo, dei figli. E ogni giorno non diamo risposte.
Ogni giorno i centri antiviolenza fanno i conti con l’impossibilità di operare come e dove ce ne sarebbe bisogno, con i finanziamenti che non arrivano, con le promesse che non vengono mantenute, con i conti che non si riescono a far quadrare, con norme che non proteggono le vittime e offrono grandi vantaggi ai carnefici. Ogni giorno avvocati, ma molto spesso avvocate, fanno i conti con una giustizia lenta, inadeguata, con operatori impreparati, con sindromi inesistenti come la Pas usate come sciabole contro le madri. Ogni giorno ci sono figli che assistono impotenti a violenze, a umiliazioni, a momenti di puro terrore crescendo (quando gli viene lasciata la possibilità di crescere) tra quelle mura che dovrebbero essere tra i posti più sicuri al mondo, con conseguenze sulla loro crescita che non sono difficili da comprendere.
Ogni giorno si alzano urla, soffocate dal silenzio delle risposte non date.
La prossima settimana, aderiremo allo sciopero globale dell’8 marzo, giornata in cui sciopereranno donne in ogni parte del mondo e che in Italia è stato indetto da #nonunadimeno al cui fianco scenderanno in piazza anche i centri Antiviolenza, molti dei quali apriranno le loro sedi per assemblee e laboratori sul contrasto alla violenza contro le donne. Invitiamo tutte e tutti a partecipare e a sostenerli.
E per chi ogni anno continua a chiamarla “Festa della Donna”, ricordiamo che si chiama “Giornata Internazionale della Donna”. E che non c’è proprio niente da festeggiare.