Il voto utile non esiste, e il candidato premier non serve a niente: come ribaltare gli argomenti contro la sinistra

Clau­dio Magris scri­ve oggi sul Cor­rie­re l’enne­si­mo pez­zo ver­go­gno­so sul­la sini­stra liti­gio­sa che si divi­de facen­do vin­ce­re la destra. Enne­si­mo, ma non ulti­mo, poi­ché da qui alle ele­zio­ni la fre­quen­za di que­sto gene­re di attac­chi si inten­si­fi­che­rà. Ecco allo­ra una bre­ve gui­da per non soc­com­be­re a que­sto tipo di argo­men­ti che abbia­mo sen­ti­to ripe­te­re sin trop­pe vol­te, arri­van­do for­se a inte­rio­riz­zar­li noi stessi.

Con una leg­ge elet­to­ra­le pro­por­zio­na­le non ha sen­so par­la­re di voto utile
L’im­po­sta­zio­ne mag­gio­ri­ta­ria è entra­ta in pro­fon­di­tà nel­la con­ce­zio­ne pub­bli­ca del­la poli­ti­ca ita­lia­na, tan­to da soprav­vi­ve­re alla sua stes­sa scom­par­sa. Ma i fat­ti ci dico­no che gli elet­to­ri incon­scia­men­te que­sto lo san­no già, se è vero che il voto è fra­sta­glia­to in una spe­cie di mul­ti­po­la­ri­smo e che i due par­ti­ti più quo­ta­ti dai son­dag­gi — Pd e M5s — sono appe­na sopra al 25 per cen­to (e pro­ba­bil­men­te sono soprav­va­lu­ta­ti, se non entram­bi qua­si sicu­ra­men­te uno dei due). Non vote­re­mo per il sin­da­co con un siste­ma mag­gio­ri­ta­rio a dop­pio tur­no, in cui se non si vota per il meno peg­gio vin­ce il peg­gio. Al con­tra­rio, con il pro­por­zio­na­le e il suo esi­to qua­si scon­ta­to — un gover­no Pd — For­za Ita­lia già scrit­to, sem­pre che non vada­no così male da dover rac­cat­ta­re altri pez­zi pre­gia­tis­si­mi di cen­tro e di destra — vota­re per chi più ci somi­glia è l’u­ni­co modo per raf­for­za­re la sua pos­si­bi­li­tà di fare pres­sio­ne nel pros­si­mo Par­la­men­to. Se qual­cu­no ha a cuo­re un tema spe­ci­fi­co sarà meglio che voti chi lo rap­pre­sen­ta in purez­za, per­ché come abbia­mo ben visto in que­sta legi­sla­tu­ra il suo voto but­ta­to nel cal­de­ro­ne del par­ti­to­ne di gover­no non vie­ne mini­ma­men­te tenu­to in considerazione.

Il can­di­da­to pre­mier è una pagliacciata
C’è solo uno, uno e basta, che con cer­tez­za farà il pre­mier nel­la pros­si­ma legi­sla­tu­ra: è il Pre­si­den­te Mat­ta­rel­la. “Farà il pre­mier” nel sen­so che lo sce­glie­rà lui sul­la base solo in par­te dei risul­ta­ti elet­to­ra­li, lo farà soprat­tut­to guar­dan­do alle pos­si­bi­li mag­gio­ran­ze otte­ni­bi­li dal­la som­ma del­le sin­go­le for­ze. Tut­ti quel­li che si can­di­de­ran­no a pre­mier da qui alla cam­pa­gna elet­to­ra­le stan­no ven­den­do un pac­co — oltre che una loro legit­ti­ma ma ingan­ne­vo­le ambi­zio­ne — e noi dob­bia­mo ripe­ter­lo tut­ti i giorni.

Altri­men­ti vin­ce Salvini? 
Sal­vi­ni può gira­re con la fel­pa con scrit­to “pre­mier” fin­ché vuo­le, ha le stes­se pos­si­bi­li­tà di diven­tar­lo quan­to di diven­ta­re Man­to­va quan­do indos­sa la fel­pa con la scrit­ta “Man­to­va”. Il par­ti­to di Sal­vi­ni vale il 15 per cen­to, che è un dato alto e pre­oc­cu­pan­te per un par­ti­to xeno­fo­bo, ma di rifles­sio­ni se ne potreb­be­ro fare anche altre. Ad esem­pio, dal 2014 a oggi, dal cla­mo­ro­so risul­ta­to del­le euro­pee del Pd di allo­ra, il 40,8 per cen­to da record, il Pd ha per­so oggi cir­ca il 15 per­cen­to, pra­ti­ca­men­te la stes­sa per­cen­tua­le del­la Lega. Si trat­ta di un elet­to­ra­to atti­vo, in usci­ta dal Pd, che se tro­ve­rà un’of­fer­ta poli­ti­ca decen­te e meno pro­pen­sa a riman­giar­si tut­ti i pro­pri valo­ri di quel­la che ha lascia­to, beh, potreb­be anche votar­la, altri­men­ti andrà a ingros­sa­re l’a­sten­sio­ne o peg­gio, pro­prio per la nar­ra­zio­ne altrui, si farà met­te­re pau­ra dal­l’ar­go­men­to del voto uti­le e tor­ne­rà a vota­re il Pd turan­do­si il naso e ogni altro orifizio.
Que­sto per dire che a sini­stra c’è la stes­sa poten­zia­li­tà nume­ri­ca del­la Lega, e se Sal­vi­ni si can­di­da a pre­mier pur sapen­do che non lo farà mai non si capi­sce per­ché non dovrem­mo cre­der­ci tut­ti un po’ di più, nel risul­ta­to che pos­sia­mo fare. Altri­men­ti è meglio che stia­mo diret­ta­men­te a casa.

Altri­men­ti per­de il Pd
Que­sta è faci­le: se il Pd è al 25 per cen­to le ele­zio­ni le per­de per col­pe pro­prie, non altrui. Le per­de per col­pa del fat­to che pre­ten­de di esse­re ege­mo­ne quan­do tre quar­ti degli elet­to­ri non lo vuo­le vede­re nem­me­no pit­tu­ra­to. Le immi­nen­ti ele­zio­ni sici­lia­ne dimo­stre­ran­no pla­sti­ca­men­te que­sto assun­to: sarà diver­ten­te, quan­do il Pd lag­giù pren­de­rà meno del 20 per cen­to, rileg­ge­re le accu­se dei suoi espo­nen­ti di voler far vin­ce­re gli altri.

Tre cose sono cer­te al mon­do: la mor­te, le tas­se, e il fat­to che il Pd di Ren­zi non è influenzabile
Si pote­va pen­sa­re che, con tut­te le asfal­ta­tu­re che Ren­zi ha fat­to sugli avver­sa­ri inter­ni in que­sti ulti­mi quat­tro anni, l’ar­go­men­to di star den­tro o allea­ti col Pd per “aiu­ta­re Ren­zi” o influen­zar­lo fos­se ormai abban­do­na­to per mani­fe­sta incon­si­sten­za, inve­ce no, c’è anco­ra chi lo sostie­ne come chi si fos­se sve­glia­to solo oggi da un lun­go son­no ini­zia­to nel 2010, più o meno dopo la pri­ma Leo­pol­da. Ren­zi e il suo Pd non sono influen­za­bi­li: cer­ta­men­te non da sini­stra, anzi, Ren­zi trae la sua for­za pro­prio dal­la costan­te umi­lia­zio­ne dei valo­ri e del­le per­so­ne di sini­stra, è ciò che gli per­met­te di accre­di­tar­si pres­so la destra che bra­ma e come lea­der for­te che — a dif­fe­ren­za dei suoi pre­de­ces­so­ri — non ha biso­gno di cami­net­ti, non deve seder­si a fati­co­si tavo­li uni­ta­ri ed è immu­ne ai ricat­ti e ai veti incro­cia­ti degli allea­ti (ma non agli accor­di sot­to­ban­co con cef­fi tipo Ver­di­ni). Del resto sul suo car­ro sono sali­ti anche da sini­stra: l’a­gen­da o con­tri­bu­to pro­gres­si­sta por­ta­to al Pd di Ren­zi da per­so­ne come Orfi­ni o Miglio­re è sot­to gli occhi di tutti.

Mai ali­men­ta­re la nar­ra­zio­ne altrui
È una rego­la fon­da­men­ta­le del­la poli­ti­ca, e lo sarà a mag­gior ragio­ne nei pros­si­mi mesi per chi dovrà rap­pre­sen­ta­re la lista uni­ca di sini­stra: se cedia­mo all’ar­go­men­to del voto uti­le, se ci met­tia­mo a disqui­si­re di can­di­da­ti pre­mier, se cadia­mo nel­lo sche­ma fal­so rac­con­ta­to dagli avver­sa­ri, han­no già vin­to. Dob­bia­mo rifiu­tar­lo, e dob­bia­mo sta­re atten­ti a ciò che dire­mo, per­ché una cer­ta stam­pa sarà in aggua­to tut­ti i gior­ni per chiu­der­ci lì den­tro. Del resto è così che si scri­ve una sto­ria nuo­va, rifiu­tan­do quel­la che c’è già, per quan­to sia per­va­si­va e dif­fi­ci­le pos­sa esse­re dover­la smen­ti­re agli ita­lia­ni anche a costo di rag­giun­ger­li uno per uno. Come è net­ta­men­te emer­so anche saba­to, quan­do abbia­mo pre­sen­ta­to il Mani­fe­sto che Pos­si­bi­le ha rea­liz­za­to e mes­so a dispo­si­zio­ne di tut­ti gli altri inter­lo­cu­to­ri, abbia­mo idee in quan­ti­tà e di qua­li­tà su come pen­sia­mo pos­sa esse­re gover­na­to que­sto Pae­se, e di cer­to non pos­sia­mo pas­sa­re la cam­pa­gna elet­to­ra­le a diven­ta­re la cari­ca­tu­ra di noi stes­si che i nostri avver­sa­ri vor­reb­be­ro tan­to che fos­si­mo. Evi­tia­mo di cascar­ci, spie­ghia­mo le nostre ragio­ni, e restia­mo concentrati.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.