Voucher: tutte le cose non dette (e perché è necessario intervenire)

Nelle scorse ore il responsabile Economia del Partito Democratico, Filippo Taddei, è intervenuto su un tema che - finalmente! Lo denunciamo da mesi - è entrato nel dibattito pubblico, e cioè lo sfruttamento a mezzo voucher. Vediamo, parola per parola, quando c'è di vero.

Nel­le scor­se ore il respon­sa­bi­le Eco­no­mia del Par­ti­to Demo­cra­ti­co, Filip­po Tad­dei, è inter­ve­nu­to su un tema che — final­men­te! Lo denun­cia­mo da mesi — è entra­to nel dibat­ti­to pub­bli­co, e cioè lo sfrut­ta­men­to a mez­zo vou­cher. Regi­stria­mo, biso­gna dir­lo, un improv­vi­so cam­bio di rot­ta, dato che il 26 apri­le lo stes­so Tad­dei dichia­ra­va che tut­to anda­va bene, e che per i vou­cher fos­se neces­sa­rio solo intro­dur­re un correttivo:

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Ieri, inve­ce, le paro­le di Tad­dei segna­no un cam­bio di linea, tan­to che nel pri­mo para­gra­fo tro­via­mo scrit­to che «in poli­ti­ca capi­ta spes­so di con­fon­de­re il pro­ble­ma con lo stru­men­to e i pre­sen­ti con i respon­sa­bi­li. […] Non sia­mo sta­ti noi ad intro­dur­re i vou­cher e non sia­mo sta­ti noi a libe­ra­liz­zar­ne l’uso». Qua­si come a dire «beh, sape­te, un pro­ble­ma bel­lo gros­so c’è, ce ne sia­mo resi con­to, ma non l’ab­bia­mo crea­to noi». Par­tia­mo pro­prio dal­le paro­le di Tad­dei, per cer­ca­re di capi­re con più pre­ci­sio­ne di chi sia­no le respon­sa­bi­li­tà e che con­se­guen­ze abbia­no avu­to le scel­te del­la politica.

1. Non sia­mo sta­ti noi ad intro­dur­re i vou­cher e non sia­mo sta­ti noi a libe­ra­liz­zar­ne l’uso. Al con­tra­rio: è sta­to attra­ver­so il jobs act che abbia­mo intro­dot­to la trac­cia­bi­li­tà per bloc­ca­re l’abuso più odioso.

In ori­gi­ne il jobs act ha innal­za­to il limi­te mas­si­mo da 5000 euro a 7000 euro. Sarà un caso, ma nel mese di appro­va­zio­ne del jobs act (Mar­zo 2015), i taglian­di ven­du­ti fan­no regi­stra­re un bal­zo del +20%, per­cen­tua­le mai più regi­stra­ta da allo­ra; il decre­to cor­ret­ti­vo che intro­du­ce la comu­ni­ca­zio­ne obbli­ga­to­ria median­te sms alme­no 60 minu­ti pri­ma dal­l’i­ni­zio è sta­to appro­va­to il 24 Set­tem­bre 2016 ed è ope­ra­ti­vo solo dall’8 Otto­bre 2016. Peral­tro, non esi­ste tut­to­ra un nume­ro sms per i Vou­cher: il gover­no ha scrit­to in manie­ra irri­tua­le nel testo accom­pa­gna­to­rio del decre­to che si sareb­be­ro impie­ga­ti gli stru­men­ti già in uso per il lavo­ro intermittente.

2. Que­sto inter­ven­to, ulti­mo solo in ordi­ne tem­po­ra­le, can­cel­la l’abuso più odio­so: se il dato­re di lavo­ro non è pre­ci­so nel­la indi­ca­zio­ne degli ora­ri, il vou­cher può esse­re uti­liz­za­to per copri­re il lavo­ro nero anzi­ché far­lo emergere.

Scri­vo­no Ana­sta­sia, Bom­bel­li e Maschio in WokInps Papers del 3 Otto­bre 2016: «L’intreccio tra vou­cher e lavo­ro nero si può svi­lup­pa­re con due diver­se moda­li­tà: a. ogni gior­na­ta di lavo­ro acces­so­rio è “coper­ta” da alme­no un vou­cher ma il com­pen­so “uffi­cia­le” – quel­lo appun­to rego­la­to con vou­cher – è […] inte­gra­to in nero; […] b. solo alcu­ne gior­na­te di lavo­ro pre­sta­te sono “coper­te” dai vou­cher (inte­gral­men­te o par­zial­men­te) […] Il recen­te sche­ma di Decre­to legi­sla­ti­vo di inte­gra­zio­ne e cor­re­zio­ne del Jobs Act, […] mira a impe­di­re que­sta secon­da moda­li­tà». Con la comu­ni­ca­zio­ne via mail o sms del­la gior­na­ta e del­l’o­ra­rio effet­ti­vo di lavo­ro, l’a­bu­so del­lo stru­men­to non dovreb­be esse­re più pos­si­bi­le: se un ispet­to­re tro­vas­se il lavo­ra­to­re in una gior­na­ta o in un ora­rio diver­so da quel­lo comu­ni­ca­to, deve appli­ca­re la san­zio­ne. Ma nes­su­no, al momen­to, può argo­men­ta­re sul­l’effet­to deter­ren­za di una san­zio­ne di 800€ (la san­zio­ne va da 400 a 2400€, spes­so vie­ne appli­ca­to il paga­men­to in misu­ra ridot­ta, pari a un ter­zo del mas­si­ma­le), spe­cie quan­do i con­trol­li non fun­zio­na­no mol­to bene. Il lavo­ro nero non è scon­giu­ra­to nei casi in cui il dato­re di lavo­ro: 1. con­ti­nui a non comu­ni­ca­re pre­ci­sa­men­te le gior­na­te e gli ora­ri di lavo­ro via mail, rischian­do la san­zio­ne 2. si accor­da con il lavo­ra­to­re per un com­pen­so lor­do supe­rio­re ai 10€ ora­ri del vou­cher (mol­to poco pro­ba­bi­le). La “fun­zio­ne” di far emer­ge­re lavo­ro nero la si può facil­men­te pre­ve­de­re con i requi­si­ti sog­get­ti­vi, qua­li sog­get­ti per­cet­to­ri di misu­re a soste­gno del red­di­to, pen­sio­na­ti, lavo­ra­to­ri part-time. Ma il requi­si­to di occa­sio­na­li­tà rima­ne e deve rima­ne­re la carat­te­ri­sti­ca prin­ci­pa­le di que­sto tipo di lavo­ro. Inve­ce l’in­nal­za­men­to del limi­te eco­no­mi­co a 7000€ qua­le uni­co ele­men­to di occa­sio­na­li­tà ha fat­to sì che i vou­cher sosti­tuis­se­ro lavo­ri comun­que limi­ta­ti nel tem­po e già pre­ca­ri qua­li il tem­po deter­mi­na­to, i coco­co, il lavo­ro auto­no­mo occasionale.

3. Per com­pren­de­re se il vou­cher favo­ri­sce l’emersione oppu­re faci­li­ta la pre­ca­riz­za­zio­ne, biso­gna guar­da­re alla com­po­si­zio­ne dei pre­sta­to­ri. Uno stu­dio INPS diret­to da Bru­no Ana­sta­sia mostra come nel 2015 qua­si il 10% dei per­cet­to­ri di vou­cher sia­no pen­sio­na­ti, men­tre il 55% si divi­de tra per­so­ne che han­no un altro lavo­ro (la mag­gio­ran­za) e per­cet­to­ri di ammor­tiz­za­to­ri socia­li (la mino­ran­za). In con­clu­sio­ne 2 per­cet­to­ri di vou­cher su 3 svol­go­no un dop­pio-lavo­ro. Vale la pena chie­der­si cosa avreb­be­ro fat­to in assen­za del vou­cher: si sareb­be­ro aste­nu­ti dal lavo­ro o l’avrebbero svol­to in nero?

Que­sta — in ger­go — si chia­ma cor­re­la­zio­ne spu­ria. Non c’è evi­den­za sta­ti­sti­ca, scri­vo­no gli stes­si Ana­sta­sia, Bom­bel­li e Maschio, che i vou­cher stia­no facen­do emer­ge­re il lavo­ro nero. Anzi, coglien­do il sug­ge­ri­men­to di Tad­dei, guar­dia­mo ai per­cet­to­ri di vou­cher: si trat­ta in gene­re di gio­va­ni (nel 2015, il 43,1% dei per­cet­to­ri ha meno di 29 anni). Nel 2015, più di metà del­la pla­tea dei per­cet­to­ri di vou­cher è com­po­sto da don­ne; il 13,8% del­la pla­tea è clas­si­fi­ca­to come ‘Mai sta­to occu­pa­to’; i dipen­den­ti pri­va­ti sono il 28,7% del tota­le, in buo­na par­te (75%) impie­ga­ti a tem­po par­zia­le: anche in que­sto caso, l’età media è rela­ti­va­men­te bas­sa, 35 anni. Esclu­den­do la cate­go­ria dei pen­sio­na­ti, l’età media del­la pla­tea dei per­cet­to­ri di vou­cher è 30 anni e la per­cen­tua­le di don­ne sale al 57%. Più che lavo­ra­to­ri in nero, que­sto pro­fi­lo è iden­ti­fi­ca­bi­le come quel­lo di lavo­ra­to­ri pre­ca­ri. Ora però chiediamoci:

  1. Il red­di­to da vou­cher ha limi­te fis­sa­to a 7000€ net­to: non è tas­sa­to e non si cumu­la con altri red­di­ti, quin­di nul­la cam­bia rispet­to al lavo­ro nero da un pun­to di vista fiscale;
  2. E’ pur vero che c’è la coper­tu­ra Inail, ma un lavo­ra­to­re in nero può facil­men­te cau­te­lar­si con un’as­si­cu­ra­zio­ne privata.
  3. La par­te di con­tri­bu­ti va alla gestio­ne sepa­ra­ta e non si tra­dur­rà mai in pen­sio­ne data l’e­si­gui­tà (13%): allo­ra che sen­so ha que­sta voce di costo? Ser­ve a fare cas­sa per l’Inps? Dovrem­mo fare in modo che tale con­tri­bu­zio­ne vada alla gestio­ne pre­vi­den­zia­le pre­va­len­te del lavoratore.
4. Poi­ché il lavo­ro nero è mol­to este­so, è un feno­me­no ete­ro­ge­neo che si scon­fig­ge costruen­do pon­ti che por­ti­no i lavo­ra­to­ri nel­la legalità.

Per com­pren­de­re le dimen­sio­ni di ciò di cui stia­mo par­lan­do: l’in­ci­den­za del cosid­det­to lavo­ro irre­go­la­re sul PIL è pari al 5.7% cir­ca (anno 2013). Le uni­tà di lavo­ro coin­vol­te sono sti­ma­te in 3,5 milio­ni. Il tas­so di inci­den­za rispet­to al com­ples­so dei lavo­ra­to­ri è pari al 15%. Il nume­ro di lavo­ra­to­ri inte­res­sa­ti dal feno­me­no dei vou­cher è di 1.4 milio­ni e, in talu­ni casi, si trat­ta di lavo­ra­to­ri a tem­po par­zia­le o inoc­cu­pa­ti, di pen­sio­na­ti, di gio­va­ni alla pri­ma occu­pa­zio­ne. Una par­te di tali lavo­ra­to­ri risul­ta­va già da qual­che altra par­te, poi­ché ave­va un con­trat­to a ter­mi­ne nei sei mesi ante­ce­den­ti all’e­spe­rien­za di lavo­ro accessorio.

Le cose van­no rac­con­ta­te fino in fon­do. Di tem­po per inter­ve­ni­re per con­tra­sta­re que­sta nuo­va for­ma di sfrut­ta­men­to non ce n’è più.

Danie­la Min­net­ti, Davi­de Serafin

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