La scorsa volta vi dicevo che il complesso dei voucher venduti nel mese di Maggio sfiorava i 13 milioni. Ebbene, a Giugno tale soglia è stata quindi superata (+2% mese/mese).
Nel secondo trimestre 2016, che — ricordiamolo — ha fatto segnare crescita ZERO, sono stati venduti 38,4 milioni di voucher, il 39,5% in più rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
Considerato che ogni tagliando equivale a un’ora di lavoro (la paga al lavoratore è pari a 7,5 euro), è come se — nel solo mese di Giugno — si fossero impiegate 78,5 mila unità di lavoro a tempo pieno. Un record, se confrontato con i mesi di Giugno del 2015 e del 2014 (rispetto all’anno scorso, si tratta di un +29%, e il numero di ore lavorative del mese sono le stesse, 168).
Va da sé, questo dato è puramente indicativo dal momento che non necessariamente i tagliandi venduti a Giugno sono stati emessi e riscossi nello stesso periodo. L’indicatore però offre una misura delle aspettative dei datori di lavoro, che comprano tagliandi in misura sempre maggiore, forse rinunciando alle altre forme contrattuali, attratti dal basso costo del lavoro che i voucher garantiscono (infatti la quota parte dei contributi sociali INPS-Inail è pari al 25%). Forse un altro segnale del pessimo periodo che la nostra economia sta passando.
La domanda è ora d’obbligo: come stanno andando gli altri indicatori a noi così cari? Veniamo alle attivazioni nette dei contratti a tempo indeterminato (certo, stiamo ancora pagando gli sgravi contributivi, seppur in misura ridotta):
Giugno chiude con ‑35 mila contratti, dato peggiore dall’inizio dell’anno. L’andamento mensile ricalca il 2014 quasi pedissequamente, ma l’esito del secondo trimestre è decisamente negativo (-66,7 mila contratti vs. ‑60 mila del 2014). Anche le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistato stanno approfondendo il solco, tanto che anche in questo caso si registra il dato peggiore dall’inizio dell’anno (si parla di sole 26 mila trasformazioni). Il bilancio complessivo dei nuovi contratti a tempo indeterminato è negativo! Meno 9 mila. Non capitava dal Dicembre 2014.
Dulcis in fundo: l’incidenza dei contratti in regime di esonero dei contributi sociali è scesa al 30% contro il 55% circa dello scorso anno.