Il 1° dicembre ricorre ogni anno la Giornata mondiale contro l’AIDS. Quest’anno il tema della giornata è: Communities make the difference, a sottolineare come per affrontare le nuove diagnosi (1,7 milioni nel mondo; sotto i tremila casi in Italia nel 2018, in calo rispetto al 2017, con una maggiore incidenza nella fascia tra i 25–29 anni) nessuno deve essere lasciato solo o, peggio, essere isolato e stigmatizzato.
Il tema dell’informazione e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili resta un grande tabù nel nostro Paese. Un problema che va di pari passo con la difficoltà di avviare nelle scuole programmi di educazione sessuale e alle differenze, con casi eclatanti di ostilità o di patrocinio delle istituzioni a progetti che vanno in tutt’altra direzione.
Ricerca, informazione e lotta allo stigma sono i tre capisaldi che riteniamo ugualmente fondamentali per la rapida sconfitta dell’HIV.
È necessario un vero e serio impegno per l’informazione ed educazione, per l’accesso ai farmaci post diagnosi e ai mezzi di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Non è un compito di cui debbano farsi carico unicamente le associazioni, che nei territori costituiscono un presidio costante e portano avanti una vera e propria cultura dell’informazione, ma deve diventare una strutturale campagna pubblica che liberi i corpi e le identità delle persone, ricacciando pregiudizi, recinti e stigma nel buio da cui provengono.
Sosteniamo quindi in ogni modo e luogo la battaglia per l’introduzione dell’educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità libera e consapevole nelle scuole di ogni ordine e grado.
All’interno di una strategia nazionale deve trovare spazio la distribuzione di contraccettivi e preservativi gratis agli under 30, per colpire le infezioni nella fascia di età in cui incidono ancora maggiormente. Insieme al potenziamento dell’informazione, diffusione e facilità di accesso dei nuovi metodi di prevenzione, come la PrEP (“Profilassi pre esposizione HIV”).
La battaglia per abbattere le nuove infezioni ha bisogno di una politica consapevole e attenta, che metta risorse, intelligenze e mezzi a disposizione, in un impegno congiunto con educatori ed educatrici, associazioni, strutture mediche e scolastiche e cittadini e cittadine. E soprattutto di superare l’ipocrisia conservatrice e sessuofobica che continua a fare danni e ad alimentare comportamenti discriminatori in relazione a un tema che riguarda la vita di tantissime persone, spesso molto giovani, e il loro diritto alla salute.
Possibile LGBTI